Ci sono le grandi griffe, quelle poche che vanno bene in tempi tanto duri. Ci sono le altre big, che affrontano una congiuntura tumultuosa. Si rivedono quegli indipendenti che, certo, da soli non salvano i destini del settore, ma meglio averli che non averli. Insomma, nei padiglioni dell’edizione 105 di Lineapelle il pubblico c’è: lo registrano i tornelli all’ingresso e le sensazioni degli espositori. Se l’affluenza al Salone, che oggi 26 febbraio è al secondo dei tre giorni di programmazione, ha il potenziale per trasformarsi in una di ripresa di mercato, però, sarà il tempo a dirlo.
A Lineapelle 105 il pubblico c’è
“Siamo molto contenti perché tutti i brand che già conosciamo sono venuti – dicono dallo stand di Conceria Stefania –. Ricercano nella conceria un interlocutore con cui sviluppare un progetto: non siamo più solo fornitori”. “Forse il boom del 2022/23 è irripetibile – commenta Rolando Pagni di Conceria Pagni –. Il nostro settore ha bisogno di maggiore serenità in ambiti, come la geopolitica, su cui però non esercita alcuna influenza. La speranza è che i magazzini delle griffe finalmente si svuotino e, forse, ce ne andiamo da Lineapelle con la sensazione che stia accadendo”. “L’anno scorso è stato duro: il 2025 lo vedo difficile, ma possiamo riprenderci – spiega il CEO di Veneta Italiana Pelle, Andrea Lighezzolo –. L’intero settore della moda è stato messo in black list da banche e assicurazioni, e questo rischia di essere pericoloso per la ripresa. Noi produciamo per l’automotive, la pelletteria e la calzatura, anche il nabuk. Ai miei clienti serve un prodotto che è percepito sempre bello, e con una linea basic si fanno sicuramente i volumi veri e seri”.
Gli articoli
“Lineapelle è una manifestazione importante perché è l’unica che ci permette di esporre la nostra ampiezza nei vari settori – afferma Matteo Marzotto, presidente di MinervaHub –. Esprimiamo le nostre potenzialità. Mostriamo cosa significhi appartenere ad un gruppo industriale”. A proposito di potenzialità, da Conceria Sciarada sono contenti dei risultati della crosta: “Infatti stiamo andando avanti su questo materiale. Di solito per l’estivo si cercano di più i tessuti, ci siamo stupiti, invece, nel lavorare davvero bene anche per questa collezione. Questo ci dà un’iniezione di ottimismo”. Antonio De Michele, presidente del CdA di Dean, si augura intanto la valorizzazione della pelle “nella sua naturalezza, lavorata bene per esaltarne qualità, senza coperture brutte o eccessive”.
L’esperienza agrodolce di Incas
Una spiacevole sorpresa ha accolto la conceria Incas al secondo giorno di fiera: una ventina di pelli sono state trafugate dallo stand al padiglione 13. “Quello che ci lascia più amarezza è che sono spariti gli articoli che nel primo giorno della manifestazione erano stati i più richiesti – ci racconta Piero Rosati, uno dei titolari nonché vicepresidente di UNIC – Concerie Italiane –. Ieri il nostro stand era pieno di gente, eravamo molto contenti delle presenze e dell’interesse ricevuto per le proposte che abbiamo portato in fiera. Purtroppo, stamattina appena arrivati ci siamo resi conto che mancavano all’appello circa venti pelli baby calf in diversi colori e lavorazioni. Temiamo sia un furto su commissione”. (aa/mv/mvg/rp)
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