A Lineapelle entrano in campo le osmosi tra grandi e piccoli brand

A Lineapelle entrano in campo le osmosi tra grandi e piccoli brand

Le griffe? Ci sono, si sono viste, in alcuni casi parlano di livelli produttivi stabili per il 2025. Ma lo scenario, fatta l’eccezione delle aziende più fortunate, non consente di presagire ripartenze immediate del mercato dell’alto di gamma internazionale. Per questo a Lineapelle 104 entrano in campo i rapporti osmotici tra grandi e piccoli. La sensazione rimbalza dalle fiere “gemelle” di Micam e Mipel. La filiera della pelle e del prodotto in pelle non può fermarsi e chi, finora, ha preferito dedicarsi alla fornitura per i grandi brand torna a investire nei marchi autonomi.

Entrano in campo i rapporti osmotici

La sensazione, dicevamo, rimbalza da Micam e Mipel: molti produttori, lasciati sguarniti dai committenti, hanno rispolverato i propri brand. Ma è anche il riflesso di trend sociali più ampi. “Sembra di assistere al ritorno agli anni ’90 – osserva Antonio Cioffi di conceria Co.Ti.Na. –, quando le maison del lusso presidiavano il segmento più alto e munifico di mercato, mentre brand più piccoli competevano sulla qualità”. “Noi lavoriamo dai top brand in giù e in questo momento vediamo molto bene i brand emergenti – conferma Lorenza Rigato della Conceria Rigato Romano –. Si è creato uno spazio di mercato nel piccolo e medio. Sono positiva: non vedo catastrofi all’orizzonte. Spero, anzi, che la congiuntura porti a un ritorno di qualità e quindi ad un ritorno al nostro lavoro. Non può essere una guerra al ribasso dei prezzi“.

Il problema competitivo

Ecco, a proposito di prezzi, vengono le note dolenti. Perché è vero che dalla Toscana osservano che gli indipendenti per le loro politiche di costo potrebbero essere attratti dalle manifatture asiatiche (Cina, Turchia, Vietnam). Così come i grandi sconfitti del premium che non è riuscito a trasformarsi in lusso, osservano dalla Campania, nelle nuove strategie di riposizionamento potrebbero finire lontani dalla pelle italiana.

 

 

Le aspettative sul lusso

C’è, dunque, tra i calzaturieri impegnati chi prova a ridiventare indipendente. “Sicuramente sì – analizza Massimo Murer della rete commerciale di Conceria Stefania -, ma chi è abituato a lavorare con i marchi del lusso spera di resistere. La strada da percorrere è quella delle sinergie”. Già, c’è poco da girarci intorno: il mercato lo fanno i big e non si può essere sereni fino a quando non saranno loro a tornare a crescere nei volumi di ordini. Da Lineapelle non arriva la schiarita definitiva, ma qualche segnale di fiducia sì. Alla sofferenza per il calo del settore automotive nel 2023, in casa Dani fa da contraltare il ritorno di alcuni brand del lusso che restano top secret. “Questa Lineapelle è stata grandiosa per me – spiega Mirko Cara, CEO di conceria Kara di Trezzano sul Naviglio –. Siamo tornati a febbraio 2024 dopo tre anni di assenza e in questa edizione abbiamo portato le pelli destinate a calzatura e pelletteria, insieme alla linea per l’arredamento. Ho scelto di riproporre cose che andavano 20 anni fa, con i necessari miglioramenti, partendo dal coccodrillo stampato. E puntando sull’interesse del cliente, perché il prezzo non deve essere un fattore di blocco”.

Sarà di nuovo primavera

“I grandi clienti ci sono stati, con la calzatura più dinamica rispetto alla pelletteria, pronti per fronteggiare un anno che potrebbe essere ancora complicato”, commentano il direttore generale Stefano Risorto e il direttore commerciale Alberto Alessandro di Conceria Gaiera. “Dobbiamo essere consapevoli che una data reale di uscita dalla crisi davvero non c’è – sottolinea Risorto – con situazioni esogene che non ti danno date di via d’uscita”. “Ci sono troppi conflitti in corso – conclude Antonio De Michele di Conceria Dean –. Non parlo solo delle guerre, ma anche le tensioni sociali, finanziarie ed economiche. Per la ripresa c’è bisogno di pace”. (aa/mvg/rp)

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