Expo Riva Schuh e Gardabags: numeri e reshoring alla turca  

Expo Riva Schuh e Gardabags: numeri e reshoring alla turca

Expo Riva Schuh e Gardabags sorridono, con cautela. I due saloni hanno chiuso ieri i battenti accogliendo in 3 giorni 2.700 visitatori provenienti da 79 Paesi. Segnali incoraggianti che fanno i conti con i grandi cambiamenti in corso nel mondo produttivo. Infatti, proprio dai padiglioni di Riva del Garda emerge la tendenza al reshoring dall’Asia dei produttori europei. Le manovre di riavvicinamento sembrano, però, fermarsi al Bosforo, determinando una sorta di reshoring alla turca.

Expo Riva Schuh e Gardabags sorridono

Ieri Expo Riva Schuh ha chiuso la sua 95esima edizione, abbinata alla sesta di Gardabags. Oltre 2.700 i visitatori provenienti da 79 Paesi; 406 gli espositori. I buyer sono arrivati soprattutto da Italia, Germania, Polonia, Spagna, Francia e Olanda. Ma anche da Russia, Canada, Stati Uniti e Taiwan. Il tutto nonostante le limitazioni alla mobilità. Quello che emerge dalla tre giorni è un cauto ottimismo. Sentimento confermato anche dai dati contenuti nella Market Survey realizzata dalla fiera. Ancora attiva invece l’edizione digitale della kermesse, online dal 13 giugno e che andrà offline il prossimo 30 settembre.

Ritardi e costi alle stelle

Carghi bloccati per settimane nei porti. Scali intermedi che prima non avvenivano. Costi logistici che vanno alle stelle. Esportare e importare dai Paesi asiatici, Cina su tutti, è diventato molto complicato. “Se non ci arrivano suole o minuteria metallica bisogna rallentare o bloccare la produzione” spiegano alcuni rappresentanti calzaturieri italiani in fiera. Ma i problemi sono anche indiretti. “Il fornitore del nastro adesivo che usiamo per chiudere i pacchi, quindi con il nostro marchio e colore, ci ha comunicato che ha solo quello anonimo, perché non gli arrivano i coloranti dalla Cina – spiegano da un importante brand outdoor -. Sembra una cosa da nulla, è un problema che abbiamo risolto, ma dà l’idea di come sia tutto connesso“. Morale: i costi lievitano di giorno in giorno. E così c’è chi pensa di lasciare l’Asia. Mentre qualcuno l’ha già fatto.

Reshoring alla turca

Questo reshoring, però, si sta fermando al Bosforo. In altre parole, la Turchia sembra la meta prediletta da chi lascia Cina e India. Un trend che Sedanur Gundogdu, responsabile export per Bati Moda Shoes, conferma. “Il mercato interno è in ripresa e l’export cresce a vista d’occhio. Sentiamo molto parlare di questo fenomeno e in parte lo stiamo già osservando. Secondo me i produttori puntano sulla Turchia perché abbiamo prezzi competitivi, seppure non a livello della Cina. Ma, al contempo, garantiamo una qualità migliore delle materie prime e dei prodotti finiti”. Insomma, si spende poco di più per produrre le scarpe, ma – almeno in alcuni casi – meno di quanto si farebbe dall’altra parte del mondo, reimportandole. Il vantaggio del risparmio, insomma, sembra svanire. Senza dimenticare i minori tempi di consegna.

Immagine tratta da exporivaschuh.it

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