Le scarpe? Per un atleta sono importanti, certo. In alcune occasioni, sono strumento di lavoro: “La scarpa da gara è come la penna per un giornalista. Di più. È un prolungamento di noi. Deve essere realizzata ad hoc e personalizzata.”. Sorride Gianmarco Tamberi, oro nel salto in alto alle Olimpiadi di Tokyo e special guest della seconda giornata di Mipel. L’oro, anzi gli ori al Mipel, perché al salone milanese della pelletteria si sono visti anche Filippo Tortu, campione iridato nella staffetta 4×100, ospite del talk moderato da Massimiliano Rosalino (oro nei 200 misti a Sidney 2000), e la delegazione paralimpica capitanata dal presidente Pierangelo Santelli e formata dai medagliati Andrea Liverani e Alessia Barra.
Gli ori al Mipel
Certo, per Tamberi le scarpe non sono solo quelle da gara. Da buon Millennials (è classe 1992) apprezza le sneaker. Ma non per questo disdegna la scarpa elegante e in pelle, “per una cerimonia o un evento”. Il campione intende portare con la presenza in fiera un messaggio. “Sono al Mipel per condividere la nostra esperienza – spiega – e infondere un senso di positività. Soprattutto, voglio trasmettere alle aziende l’idea che ci si può rialzare e ottenere grandi risultati dopo un momento di difficoltà”. Si possono paragonare le dinamiche dello sport con quelle dell’impresa? “La vita di un atleta penso sia molto simile alla vita aziendale – risponde –, così come a quella di tutti noi: alterniamo momenti di difficoltà a periodi belli ed entusiasmanti. Un appello alle aziende? Tener duro in questo periodo. La vita non può essere tutta in discesa. Occorre canalizzare le energie”.
Le borse e la moda
Passeggiare in fiera è una rivelazione. “Mipel è il regno delle borse – esclama Tamberi – per cui devo cercare di nascondermi e di non far sapere a Chiara (fidanzata e promessa sposa, ndr) dove sono venuto. Dovrò farmi perdonare portandole un souvenir”. La manifattura moda è un settore che può rivelare sorprese interessanti a un campione olimpionico. Lo riconosce anche Rosolino. “Conosco le sartorie della mia città, Napoli – racconta –, ma non sapevo che fosse anche tra i principali distretti dell’accessorio. Amo la pelle: cinture, portafogli, scarpe, preferisco tutto in pelle”. L’ex nuotatore ravvede un parallelo tra il materiale e un atleta: “La pelle cambia, si trasforma, diventa vintage, acquisisce fascino– conclude –, come noi sportivi, che ci consumiamo negli allenamenti e guadagniamo valore di gara in gara”. (mv/rp)
Leggi anche: