Un settore sotto pressione: quella fiscale e quella (sui prezzi) dei brand del lusso. Quanto durerà? Se lo chiede Egidio Salvini, che nel 1974, insieme al fratello Piero fondò Metalstudio. L’azienda ha sede a Scandicci (Firenze), è specializzata nella realizzazione di accessori in materiali vari e nella lavorazione di metalli e leghe di ultima generazione. E sarà, da mercoledì 22 settembre (all’interno di Lineapelle) tra i protagonisti di Mipel Lab. Andamento e prospettive congiunturali, comunque, paiono buone, ma a lungo termine restano “alcuni ragionamenti da fare” in relazione alle certezze che servono (non solo) al comparto degli accessori e della pelletteria. Come ci spiega Salvini (nella foto) in questa intervista.
Il settore e Mipel Lab
Qual è l’andamento del vostro settore e quali sono le prospettive?
C’è ripresa e siamo in buona salute. In generale anche i nostri competitor mi sembra siano piuttosto attivi. Le prospettive sono buone. Vedremo se questa tendenza positiva continuerà anche nel 2022. La moda è piuttosto sensibile agli umori del contesto generale e mondiale. Le incognite ci sono e facciamo fatica a fare prospettive a lungo termine.
Qual è l’importanza di Mipel Lab per Metalstudio?
Mipel Lab mi dà la possibilità di mettere il naso fuori dall’uscio, come si dice in Toscana. Noi lavoriamo con i top brand del lusso e vogliamo veder cosa c’è oltre questo settore. I colossi del lusso sono attrezzati, sanno fare bene i conti e in alcuni casi il rapporto diventa un po’ “scomodo”. Ma non trascurerei la valenza aggregativa di Mipel Lab.
“Scomodo” in che senso?
Quando vengono qui e vogliono conoscere i più piccoli dettagli di lavorazione e i costi analitici di ogni minima fase di produzione. Investimenti e competenze che non vengono valorizzati. E, guardando al futuro, non so quanto possa durare questa situazione, considerati i costi delle aziende italiane, gli investimenti per innovare e per comprare macchinari costosi.
Le certezze che servono
Qual è il punto di forza della produzione di pelletteria in Italia?
L’insieme di competenze, capacità, maestranze e tutto ciò che offrono i distretti italiani.
E il punto di debolezza?
Non è una debolezza propria del settore della pelletteria, ma appartiene a tutte le attività. In altre parole: uno stato italiano che non agevola l’imprenditorialità come dovrebbe. Parlo di pressione fiscale, burocrazia, lacci e lacciuoli non facili da gestire per gli imprenditori. Fino ai frequenti cambi di direzione dei governi che si succedono e che disorientano l’imprenditore. Avremmo bisogno di più certezze. (mv)
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