Presenze in timido aumento al Pitti Bimbo. I dati rilevati alla metà dell’ultima giornata della manifestazione chiusa sabato a Firenze fanno registrare un incremento dell’1% dei buyer. Buona la performance della Russia (+4% sempre leader della classifica stilata in base al numero di compratori presenti), Regno Unito (+10%), Belgio (+25%), Turchia (+28%), Giappone (+75%), Corea (+17%). Sulla scia di questi dati, affermano gli organizzatori in una nota, il salone dovrebbe raggiungere quota 5.350 compratori complessivi e con 10.000 presenze complessive. Seppur il bambino rappresenti un segmento che genera un fatturato modesto rispetto all’adulto, molti brand, per completare la loro offerta e rafforzare la loro immagine, sono entrati nel mondo del kidswear. Una tendenza ancora in corso che sta spostando l’attenzione dei buyer a Milano piuttosto che a Pitti, soprattutto per la produzione di fascia alta e lusso. “Sembra che i clienti si stiano sempre più abituando a lavorare negli showroom di Milano. Nel nostro caso specifico abbiamo registrato più appuntamenti per questa settimana a Milano che ordini scritti a Pitti” ci dice Ortelio Ilari del calzaturificio Florens. “Consola il fatto che tra i pochi ordini scritti siano presenti quelli di nuovi clienti i quali, una volta verificata la loro solvibilità, potrebbero costituire la motivazione per non rinunciare alla presenza alla fiera per le prossime edizioni”. I brand portano con sé il loro DNA nella realizzazione delle calzature per bambini e quindi l’utilizzo di materiali di qualità come la pelle, incontrando così la crescente attenzione delle mamme verso la qualità del prodotto. (mv)
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