Traffico negli stand ce n’è stato. Buyer asiatici che lasciano intravedere la ripartenza della manifattura orientale, pure. Visitatori nordamericani e britannici che confortano sui mercati locali, anche. Nei padiglioni dell’edizione 103 di Lineapelle, insomma, il via vai s’è visto. Dal 20 al 22 febbraio sono entrati a Fieramilano Rho 25.376 operatori di settore, risultato in crescita sul 2023: sia su quella analoga di febbraio (quando si presentano le collezioni estive), che su quella di settembre (dedicata, invece, all’invernale). Come vi abbiamo raccontato, il salone si è svolto in una cornice di mercato complessa. L’augurio dei 1.167 espositori è che la vivacità in fiera si traduca nel mercato.
Un’edizione in crescita sul 2023
L’ultima edizione di Lineapelle è stata anche superiore alle aspettative, come nel caso di Conceria Tari. “Abbiamo visto qualità nella ricerca dei visitatori – racconta Andrea Giordano Orsini –, ci ha sorpreso l’intenzione di piccoli brand di inserire la pelle nelle collezioni per alzare il posizionamento. C’è attenzione ai materiali naturali, poco coperti, che esaltino le caratteristiche del materiale”. Certo, c’è una distanza tra le visite in fiera e la stipula dei contratti d’acquisto. E i conciatori non la ignorano. “Bisogna sempre essere onesti: uno stand sempre strapieno non vuol dire automaticamente ordini – ricorda Franco Dalle Mese di Conceria Montebello –, perché la congiuntura è difficile su tutti i fronti. Lo sappiamo bene noi, che nel nostro core business abbiamo i clienti del settore lusso. Ci sono problemi di volumi e l’incertezza genera paura. Da più parti si parla di una ripresina per la metà del 2024 ma bisogna arrivarci”.
La necessità di riscontri
È sulla stessa lunghezza d’onda Matteo Mastrotto, amministratore delegato del gruppo Rino Mastrotto: “Abbiamo osservato tanta attenzione al prodotto, molta più ricerca di quanta i visitatori abbiano fatto nelle precedenti edizioni – racconta –. È cambiato anche l’obiettivo: si va verso una pelle più naturale. Perché i nostri clienti si orientano verso il lusso, sono meno interessati ai volumi. Vuol dire che anche noi dobbiamo cambiare approccio: dobbiamo essere meno industriali e tornare a essere artigiani”. “Speriamo di aver seminato bene e di raccogliere meglio”. In queste semplici parole di Massimo Sartori, presidente di TreEmme Conceria a Zermeghedo, c’è la sintesi tra speranze e aspirazioni del settore: “Noi invitiamo i nostri clienti storici e di rilievo, ma ci sono anche altri più piccoli che passano per cercare qualcosa di particolare. Arredamento e calzatura sono i nostri ambiti principali, ma in questi giorni abbiamo avuto un buon riscontro per una nappa che può essere utilizzata anche per la pelletteria”.
Le prospettive internazionali
Pelle per la calzatura di sicurezza è quella che richiedono a Caroline Zargar, sales manager di Idea Pelle di Verona: in particolare da Stati Uniti e Canada. “Qui in fiera ho avuto un cliente dopo l’altro e sono tornati quelli storici: c’è incertezza, nel 2023 tutti hanno avuto un calo, ma bisogna avere fiducia altrimenti si resta fermi”. Ma come spiega Zargar, per la pelle destinata alla calzatura di sicurezza dal campionamento all’ordine definitivo possono passare anche due anni: “A volte serve un mese, altre molto di più, per via dei test necessari a questo tipo di DPI”. A Lineapelle c’è anche chi ha scelto di intraprendere nuove strade: “Ci siamo costituiti da poco e proponiamo soprattutto scamosciato e nabuk – spiega Ivano Peretto di Arx Company, di base a Montecchio Maggiore in provincia di Vicenza – e per ora a Lineapelle abbiamo avuto solo contatti di clienti esteri. La campionatura promette bene sul fronte statunitense ed europeo, dobbiamo avere fiducia”. (aa/lf/rp)
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