Quanto costa? Ecco a voi una delle domande più ricorrenti tra gli stand di Lineapelle 99. Quanto costa “tutto”, perché a qualsiasi livello della filiera lo stress sui listini è quello che, in modo trasversale e indifferenziato, tiene banco in fiera fin dal primo minuto del primo giorno. C’è chi sta riuscendo a contenere i rincari in un delicato gioco di equilibrismo sul filo dei prezzi. Altri, invece, hanno ceduto e stanno rivedendo i listini. Quali saranno, è ora il grande interrogativo, le reazioni dei consumatori finali?
L’equilibrismo sul filo dei prezzi
“Stiamo cercando di bilanciare il prodotto offerto, garantendo la qualità con il costo, per soddisfare le esigenze dei clienti – spiegano dal Gruppo Mastrotto -. Non abbiamo, quindi, aumentato, ma ci dobbiamo confrontare con loro. Il problema è capire con precisione i costi che dobbiamo affrontare a monte e bilanciare a valle i prezzi come conseguenza. Questo bilanciamento è importante, più che ridurre i margini”. “Assorbiamo l’impatto dei rincari perché non è assolutamente il momento di rincarare i prezzi – commenta Leonardo Traversi della conceria La Patrie -. Puntiamo sull’incremento di quantità per assorbire i costi nella capacità produttiva. Attutiamo il colpo a discapito dei margini di guadagno. Abbiamo registrato il 30-40% di aumenti nel costo di energia e gas e il 5-10% dei prodotti chimici. Ma alzare i prezzi ora non ci sembra la scelta giusta”.
Utilizzare al meglio le risorse
“In generale, finché ci è stato possibile, abbiamo cercato di fronteggiare noi gli aumenti – aggiunge Graziano Marana della conceria Emmedue -. Lo abbiamo fatto riorganizzando il lavoro, concentrando le attività più onerose in termini di consumi durante la notte, quando i costi dell’energia sono inferiori. Di conseguenza abbiamo riallineato i turni di lavoro. Lo stesso ci è servito per sfruttare al massimo il periodo in cui i macchinari sono in temperatura, evitando quindi i rallentamenti. Insomma, abbiamo cercato di utilizzare al meglio le risorse energetiche. Parallelamente, però, abbiamo dovuto affrontare l’aumento dei costi dei prodotti chimici. In questo caso abbiamo provveduto a delle sostituzioni, ma non è stato sempre possibile”.
Un problema per tutti
“Allora – continua Marana – abbiamo cercato di definire con i nostri fornitori contratti che ci consentissero di avere un po’ di stabilità”. In altre parole, “con prezzi fissati per un periodo di almeno qualche mese. Ma il problema, come dicevo, riguarda tutti. Per esempio, i nostri clienti che producono calzature da outdoor. Porto un caso che può sembrare una sciocchezza: l’aumento del costo degli occhielli dove passano i lacci. Questi componenti costano pochi centesimi, ma ogni calzatura necessita di una decina di occhielli. Moltiplicate il numero per decine di migliaia di paia e capite quanto può pesare un incremento anche minimo del loro prezzo“.
La reazione
Di fronte a una situazione globale e trasversale, però, c’è chi invita a non arretrare. “Stiamo subendo gli aumenti di energia elettrica e gas, ma anche dei prodotti chimici. Li subiamo quasi senza reagire. Allora, dico, non dobbiamo temere di chiedere un aumento nel prezzo di vendita – spiega Giancarlo Dani, CEO del gruppo conciario Dani -. Chi produce filati, tessuti, cotone lo fa, perché noi no? Vendiamo un prodotto unico, per il quale investiamo denaro, risorse, ricerca. Noi italiani in particolare. Non dobbiamo avere paura, anche perché senza margini rischiamo di chiudere”. Qualcuno ha già preso in mano i listini. “Stiamo rivedendo i listini a paracadute del 12-15% – dichiara Paolo Nardini di Primorpelli -. Al momento sono stati accettati. Cerchiamo di limitare il profitto per non perdere i nostri clienti”.
Accessori e componenti
“Subiamo molto l’aumento energetico – dichiara Giulia Ravelli di Magic Sfea -. I rincari delle materie prime hanno un grosso impatto: galvaniche, metalli, finiture. Siamo stati costretti a rivedere i listini a partire da gennaio 2022. Ma l’incremento dei costi non si è fermato, quindi non sappiamo nemmeno quanto potremo mantenere questi prezzi. Finora non lo avevamo, ma adesso c’è anche un problema di approvvigionamento delle materie prime. Potrebbero allungarsi i tempi di consegna. Noi lavoriamo con clienti di livello medio-alto e per loro è più difficile digerire gli aumenti”. Anche se “tanti tornano al mercato italiano perché chi compra in Cina ha costi di trasporto ingestibili al momento”. “Il fotovoltaico attutisce il colpo dei rincari energetici, poi abbiamo un impianto geotermico e quindi non abbiamo il gas” aggiunge Silvia Paganini del Tacchificio Villa Cortese. “Ma quello delle materie prime è un problema per tutti, con aumenti di alcune anche dell’80% – riprende -. Per forza di cose abbiamo rivisto i listini cercando di assorbire al massimo i costi, sperando sia un momento transitorio”.
I ritardi dei trasporti
Poi, c’è il tema dei ritardi nei trasporti che genera un ulteriore disequilibrio sul filo dei prezzi. “Abbiamo dovuto adeguarci con un aumento dei listini che dobbiamo ritoccare giorno per giorno, perché subiamo rincari continui, specie sulle galvaniche – evidenzia Antonio De Vasto di ABC Caruso Group -. I container dalla Cina poi sono schizzati alle stelle: se prima costavano 2.500 euro ora arrivano a costare 12 o 13mila euro. Di energia prima pagavamo 4/5.000 euro, adesso 18.000. Dobbiamo trovare un compromesso continuo con i nostri clienti. Le griffe possono permettersi di aumentare i costi dei propri prodotti di altissima gamma, per noi è diverso”.
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