Clienti preparati, attenti, mirati che selezionano il fornitore e “non esagerano con gli ordini”. Anzi, “vanno con i piedi di piombo”. Però, “perlomeno vanno”. Non c’è più la Russia di una volta, ma l’andamento di questa edizione di Obuv, che si chiuderà domani a Mosca, è migliore rispetto alle edizioni di marzo 2016 e 2015. “Che non si ritornerà ai livelli d’oro di qualche anno fa lo diciamo da tempo, ma è bene ripeterlo” afferma Arturo Venanzi del calzaturificio Franceschetti di Montegranaro, coordinatore del Laboratorio Russia/CSI all’interno di Assocalzaturifici. Per Venanzi, però, “la Russia è sempre la Russia: la mole di visitatori che c’è a Mosca non si vede in altre manifestazioni in giro per il mondo”. Secondo Alessandro Porta della pugliese Jeannot, “è vero che ci sono più visitatori rispetto alle ultime edizioni e che ci sono anche clienti nuovi, ma la media di paia di ogni ordine si è ridotta, segno che nonostante la tiepida ripresa, prevale la prudenza”. Per Sara Galli del calzaturificio Brunate di Lomazzo (Como) bisogna considerare i cambiamenti del mercato internazionale che influenzano anche i buyer russi “costretti ad evolversi per prepararsi ad affrontare un nuovo modo di comprare e vendere le scarpe. I consumi di calzature sono scesi in Russia e per questo i clienti sono più accorti, più preparati e più sensibili sui prezzi”. (mv)
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