La pelletteria italiana va in fiera in un momento di grande incertezza. Non ci sono mercati che trainano, e lo scenario internazionale non promette distensioni a breve termine. Domenica a Fieramilano Rho inizia la 111esima edizione di Mipel, in programma fino al 15 febbraio. In 10.000 metri di spazio espositivo si attendono 300 brand espositori e 12.000 buyer, mentre il tema della kermesse, che conferma l’attenzione per la promozione dei talenti emergenti in collaborazione con la Camera Nazionale della Moda Italiana, è la fusione dei tre elementi: cielo, uomo e terra. Il frangente è di debolezza, si diceva. I numeri di Aimpes (l’associazione delle aziende pellettiere) per i primi 10 mesi del 2016 confermano le difficoltà: il fatturato (7 miliardi di euro) è in flessione del 2%, mentre l’export, che vale una fetta da 5,4 miliardi, chiude in pari. Nel breve periodo le prospettive di crescita sono del 2/3%. L’import a 2,2 miliardi fa sì che la bilancia commerciale sia in area positiva. Soffre il settore lusso: l’export del prodotto in pelle è stabile (+0,15%, 4,2 miliardi di euro). Torna a crescere il mercato domestico (+1%), trainato dalla piccola pelletteria (+7,6%) e dagli articoli da lavoro (+12,8%). Secondo Roberto Briccola, presidente Mipel, la risposta rimane nella fiducia nei mercati esteri: “Anche negli USA che, malgrado i proclami di Trump, non può fare a meno del Made in Italy”. Riccardo Braccialini, presidente Aimpes, confida nella federazione del tessile-moda-abbigliamento che sta nascendo in Confindustria: “Finalmente lavoriamo tutti insieme, superando i particolarismi, e raggiungiamo un peso specifico che ci rende più competitivi”.
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