Pronti, Lineapelle, via. Lo spin off di New York del più grande business show dell’area pelle globale ha aperto i battenti ieri. E le prime indicazioni aprono squarci interessanti per gli espositori presenti al Metropolitan Pavilion: 131, tra cui 99 concerie, 13 accessoristi/componenti, 17 produttori di tessuti/sintetici. Input stilistico: la stagione invernale 2020/20121 che, per il Comitato Moda Lineapelle si riassume nel concept di riferimento EQ – Emotional Quotient.
Ieri
C’è da dire che, se il mercato USA funzionasse come il flusso di visitatori di ieri, ci sarebbe poco da preoccuparsi. È stato, infatti, un day one particolarmente interessante e caratterizzato da una promettente brillantezza. “Positivo, come avvio”, ammette Marco Masini (Conceria Conti), che continua: “Attendiamo i big oggi, anche se qualcuno è arrivato già ieri insieme a un buono numero di clienti di minori dimensioni”. Dimensioni “all’americana”: non si tratta certo di laboratori artigianali. “No, sono produttori focalizzati soprattutto sulla pelletteria, che producono in Cina o in Asia”. Clienti “necessari” che, come tutti gli statunitensi ragionano in funzione, principalmente, “del prezzo e del business”.
L’ottimismo è il sale della pelle
Un atteggiamento, quello price-orientend, che è ben noto a chiunque esponga a Lineapelle New York. E che, per certi versi, non spaventa. Lo si è notato dall’afflusso costante in alcuni stand e dalla volontà di confrontarsi su campionari e listini in altri. Confermando, come dice Gianfranco Dalle Mese della conceria Montebello, che “la conceria non può permettersi il pessimismo. Occorre essere ottimisti, cambiare il modo di vedere le cose”. Essere positivi, anche in momenti di difficoltà, paga. Positività che LPNY, alla luce del suo primo giorno di lavoro, pare abbia iniziato a disegnare. Diodato De Maio (DMD Solofra) conferma, infatti, che “lo speravamo, ma non ci aspettavano di vedere un movimento in avvio di questo livello. Soprattutto, di avere a che fare con una inattesa praticità da parte dei clienti. Forse, per il prossimo invernale, possiamo bene sperare, ma c’è ancora da soffrire, senza considerare che il lavoro è diventato e sarà sempre più faticoso per mille ragioni”.
Il 2019
La congiuntura non ha, al contrario, particolari fronti di brillantezza. Concentrando lo sguardo sul mercato di riferimento di Lineapelle New York, rimane palese l’evidenza di un avvio 2019 opaco come un po’ dappertutto. Gli operatori della materia prima bovina segnalano dagli USA qualche segno di contenimento dei cali, con lievi rimbalzi (ritenuti quasi fisiologici, del tipo: “Più giù di così, non si può”). Il Servizio Economico Lineapelle segnala che, nella prima parte del 2019 (cioè da gennaio a marzo) resta “ancora piuttosto incerto l’andamento delle esportazioni italiane di pelli finite italiane verso gli USA), con un calo del 7% sul corrispettivo 2018”. Nel dettaglio: “Cali significativi per le bovine grandi, migliore il trend di quelle piccole. Difficoltà persistenti per l’ovicaprino. In netta ripresa le verniciate (+15%)”.
Oggi
Il secondo e ultimo giorno di Lineapelle New York, in programma oggi, è particolarmente ricco. Oltre alla presentazione stilistica conclusiva c’è attesa per i due seminari (che Lineapelle ha già esportato a Shanghai, Madrid e Stoccolma), dal titolo Smart Sharing e StoryTechTelling. Si configurano come “coinvolgenti percorsi di condivisione del carattere smart di pelli, materiali e del modo in cui sono declinati in accessori ad alto contenuto innovativo”. Un altro incontro, sul tema (sempre “caldissimo”) della certificazione, vedrà ICEC, LWG e CSCB discutere della “necessità di definire strumenti e piattaforme più autorevoli per quanto riguarda la certificazione dell’area pelle”.