I russi hanno bisogno dell’area pelle italiana e i conciatori italiani di rinsaldare i rapporti commerciali con Mosca. Quindi, i primi hanno intenzione di investire in tecnologia e know-how dello Stivale per sostenere il percorso di crescita dell’industria russa della pelle. La manifattura moscovita, intanto, punta sui pellami prodotti dalle concerie italiane per le linee di scarpe di fascia alta e gli italiani, a loro volta, contano di poter tornare ad approvvigionarsi liberamente sul mercato del rublo. È una delegazione di primo piano quella che dalla Federazione Russa è partita alla volta di Fieramilano Rho, per visitare Lineapelle. Con Denis Pak, direttore del Ministero per l’Industria e il Commercio (nella foto), hanno fatto ieri ingresso a Lineapelle Igor Surin e Aleksandra Grigorievna, rispettivamente presidente e direttore dell’associazione russa dei conciatori e dei calzaturieri. Prima la buona notizia. Dall’incontro con i vertici UNIC emerge che Mosca, che ha già abbassato il dazio sull’export di pelli grezze da 500 a 400 dollari a tonnellata, conta a breve di portare l’imposta a 300, in un graduale processo di liberalizzazione del commercio che vedrà ulteriori ribassi della tassa. Poi, quella brutta: il Cremlino non ha nessuna intenzione di rivedere il veto alle esportazioni di wet blue. Lo stop sarà risolto solo quando il programma di ripopolamento degli allevamenti nazionali varato dal ministero dell’Agricoltura di Mosca sarà ultimato. Non è, però, nota la deadline. (rp)
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