Gruppo Florence si ingrandisce. Ingloba 5 ulteriori aziende e annuncia che altre arriveranno entro l’estate. Oggi, dunque, il polo produttivo del made in Italy (nato ad ottobre 2020 dalla volontà di Vam Investments, Fondo Italiano d’Investimento e Italmobiliare), raggruppa 12 imprese. Alle prime 7 (Giuntini, Ciemmeci Fashion-leatherwear, Mely’s Maglieria, Manifatture Cesari, Emmegi, Antica Valserchio e Metaphor) se ne sono aggiunte 5 in questi giorni. Nell’ordine: la bergamasca CAM (a sinistra nella foto), l’aretina Elledue, la torinese Frediani, la perugina Pigolotti e Parmamoda. Tutte specializzate in abbigliamento. Prossimo passo: inserire calzaturifici e pelletterie in un’ottica aggregativa che è diventata la più recente cifra distintiva della filiera italiana della pelle e della moda. Un trend al quale La Conceria dedicherà il prossimo numero del suo mensile monografico, in uscita la prossima settimana.
Altre 5 aziende per Florence
Le 5 new entry complessivamente realizzano 35 milioni di ricavi con 300 dipendenti. “Nel 2021 il fatturato delle prime 7 è stato di circa 145 milioni di euro, con prospettiva di arrivare a 170 milioni nel 2022. Con queste nuove 5 aziende contiamo di arrivare a 208 milioni di euro nel 2022” ci spiega Attila Kiss (a destra nella foto Imagoeconomica), CEO di Gruppo Florence. “Ma da qui a fine anno è previsto un ulteriore ampliamento del perimetro del gruppo, con nuovi ingressi che potrebbero arrivare anche entro l’estate – continua Kiss -. In prospettiva, a fine 2022, il giro di affari potrebbe arrivare a 400 milioni di euro, con un numero di addetti che supererà le 2.000 persone”.
Scarpe, pelletteria, Cina
Ciò vuol dire che le prossime aziende che entreranno a far parte di Florence avranno una dimensione più rilevante delle ultime cinque. E potrebbero anche arrivare dai settori della calzatura e della pelletteria. Comparti, questi ultimi, per i quali Florence, così come ha dichiarato il suo management, è intenzionato ad entrare entro la fine di quest’anno. Una strategia che genera, indubbiamente, fiducia nel futuro. “Per adesso – dice, infatti, Kiss a Il Sole 24 Ore – il rallentamento causato da Covid e guerra è poco significativo e i consumatori russi non sono in grado di mettere a rischio la crescita. Preoccupa di più è la Cina, che ha un impatto potenzialmente forte sul business. Per fortuna i cinesi, dopo qualsiasi stop, riprendono a comprare con slancio”. (mv)
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