L’investitore Bluebell Capital Partners ha le idee chiare sul futuro di Richemont. Molto chiare: diciamo pure che vuole shakerare dalle fondamenta il gruppo elvetico. Il fondo attivista chiede di inserire nel Cda Francesco Trapani (ex CEO di Bulgari e attuale presidente del Gruppo Florence). Non solo, ma anche di concentrare le attività su gioielleria e orologeria (il cosiddetto hard luxury) e, quindi, liquidare i marchi moda e le attività di e-commerce. Infine, propone di cambiare il nome della holding da Richemont a Cartier Group. I vertici del gruppo svizzero intanto dichiarano che le proposte di Bluebell saranno presentate agli azionisti in occasione dell’assemblea generale annuale del 7 settembre.
Il fondo attivista
Bluebell possiede poco più di 1 milione di azioni Richemont A, per un valore di circa 109 milioni di franchi svizzeri. Vale a dire il minimo indispensabile per chiedere l’inserimento delle proprie proposte tra i punti all’ordine del giorno nell’assemblea annuale. Le azioni Richemont sono divise in due classi di azioni. Come spiega Borsa Italiana, le azioni A sono quotate alla Borsa svizzera. Le azioni B non sono quotate in Borsa e rappresentano il 9,1% del capitale. Sono di proprietà della Compagnie Financière Rupert, che prende il nome dalla famiglia fondatrice del gruppo.
Bluebell vuole shakerare Richemont
La prima richiesta di Bluebell è avere nel board di Richemont un rappresentante specifico ed esclusivo dei possessori di azioni di classe A. Il rappresentante designato è Francesco Trapani. “Pensiamo che non ci sia persona migliore per contribuire e aggiungere valore al consiglio di amministrazione di Richemont”, ha dichiarato a WWD Marco Taricco di Bluebell. Trapani è stato uno dei fondatori di Bluebell. È stato CEO di Bulgari, nel board di Tiffany e ora è presidente del Gruppo Florence. Bluebell vorrebbe imprimere a Richemont una direzione diversa da quella attuale. Il Gruppo si dovrebbe concentrare sull’hard luxury e cedere tutte le altre proprietà, comprese le attività di moda e online. Bluebell ha persino ventilato l’idea di un nuovo nome: Gruppo Cartier, proprio per identificarlo come società attiva nell’hard luxury puro e per puntare l’attenzione sul suo marchio più grande e redditizio. (mv)
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