C’era una volta Supreme che, oggi, VF vuole vendere: perché?

C’era una volta Supreme che, oggi, VF vuole vendere

Tra VF Corp e Supreme qualcosa non va. Tant’è che la casa madre l’ha messo in vendita. Il marchio cult dello streetwear era passato di mano nel 2020 per 2,1 miliardi di dollari. Un’operazione che sembrava poter ampliare notevolmente il business del marchio. Ma non è stato così, al punto che Supreme pare aver perso l’hype dirompente di un tempo. Non a caso, VF Corp vuole cederlo insieme a qualche brand per incassare liquidità e concentrarsi sui marchi più grandi. In altre parole: Vans e The North Face. Quale sarà, dunque, il futuro di Supreme?

C’era una volta Supreme

Era l’aprile del 1994 quando James Jebbia, imprenditore che aprì il primo negozio Stüssy a New York insieme a Shawn Stussy, inaugurò lo store Supreme in Lafayette Street, nella Big Apple. Inizialmente ha sfruttato la comunità degli skateboarder e un modello di business incentrato sulla “scarsità“. Ma, più che una strategia, era una necessità, perché Jebbia non aveva le risorse finanziarie per fornire un assortimento costante di merce in vendita. Per cui produceva in base alle risorse a sua disposizione. Fino al 2006, il marchio non ha avuto una presenza nell’e-commerce né sui cartelloni pubblicitari. Poi sono arrivate le collaborazioni: dalla prima con Comme des Garçons nel 2012 a quella più famosa con Louis Vuitton nel 2017. Con queste è arrivata l’ascesa e la notorietà. Nel 2017 Supreme raggiunse la valutazione di 1 miliardo di dollari. Una quotazione che raddoppiò nel 2020 quando il brand venne acquistato da VF Corporation per circa 2,1 miliardi di dollari.

 

 

Troppo grande per essere cool

Supreme era (e forse lo è ancora) un brand di culto per lo streetwear di lusso. L’accordo con VF sembrava il propellente giusto per farlo decollare. L’attività è realmente cresciuta, ma la luce sul marchio si è affievolita. “È diventato troppo grande per continuare a essere cool“, sintetizza a WWD un investitore che lavora nel settore della moda. Supreme è stato pure penalizzato da alcuni problemi nella catena di approvvigionamento nel 2022 e dalla partenza del direttore creativo Tremaine Emory. Il fondatore James Jebbia gestisce ancora Supreme, ma nel portafoglio di VF, società che fattura 11 miliardi di dollari, un marchio che vende poco più di 500 milioni di dollari, è solo un piccolo tassello. Così, dopo appena 4 anni, VF avrebbe deciso di venderlo e avrebbe incaricato Goldman Sachs di rivedere il proprio portafoglio marchi. (mv)

Foto Shutterstock

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