C’è lo chi lo chiama “cambiamento” (del mercato). E chi taglia corto e parla, semplicemente e drammaticamente, di “crisi”. Sta di fatto che, nell’ordine: Sonia Rykiel rischia di saltare, il brand Karen Millen potrebbe essere venduto, mentre Stefanel rinuncia al Concordato.
Stefanel
In Italia, il CdA di Stefanel ha preso atto “della mancata definizione di un accordo con i propri stakeholders, dell’attuale assenza di altri interlocutori interessati a supportare la società nella formalizzazione dell’ipotizzata proposta concordataria e dell’impercorribilità di ipotesi autonome di rafforzamento patrimoniale e ristrutturazione dell’indebitamento complessivo”. Così, come scrive Il Sole 24 Ore, ha deciso di rinunciare alla procedura di Concordato Preventivo con riserva e, quindi, non depositerà alcun piano entro la scadenza del 14 giugno. Stefanel, che ha avviato una riorganizzazione per attirare investitori, ha presentato l’iter per la procedura di ammissione all’Amministrazione Straordinaria tramite il deposito dell’istanza per la dichiarazione dello stato di insolvenza al Tribunale.
Sonia Rykiel
In Francia, il brand di proprietà del fondo di investimento cinese First Heritage Brands (che possiede anche Delvaux e Clergerie), era entrato in Amministrazione Controllata all’inizio del mese scorso e attendeva un compratore. Il Tribunale Commerciale di Parigi aveva fissato la scadenza delle offerte al 31 maggio, prorogandola al 12 giugno, ma, secondo quanto scrive Fashion Network, sul tavolo ci sarebbe solo l’offerta presentata da Emmanuel Diemoz (ex dirigente Balmain, che aveva già tentato di comprare Carven, senza riuscirci, l’anno scorso). Non è stata ancora finalizzata perché giudicata insoddisfacente: 500.000 euro e il mantenimento di appena 30 dei 200 posti di lavoro. Difficilmente, dunque, sarà accolta e il rischio è che, se entro mercoledì prossimo non vengono depositate altre offerte, SR sia posto in liquidazione.
Karen Millen
Nel Regno Unito, la banca islandese Kaupthing, proprietaria del brand/insegna Karen Millen, ha affidato a Deloitte il compito di esplorare la vendita dopo “aver ricevuto alcune offerte di acquisto non richieste”. Il brand, che ha ridotto le perdite nell’ultimo esercizio, è presente in 65 Paesi, impiega 1.700 dipendenti e utilizza pellami italiani per alcuni accessori e capi di abbigliamento. (mv)
Immagine Shutterstock