Tutti i nodi vengono al pettine e l’appuntamento con i nodi del Pandoro-Gate è per metà marzo. Quando, secondo le indiscrezioni raccolte da la Repubblica, l’assemblea degli azionisti approverà il bilancio 2023. Le opzioni sono due: o ricapitalizza, e permette alla società che gestisce i brand di Chiara Ferragni di proseguire la sua avventura, o chiude Fenice.
La situazione societaria
I dettagli non si conoscono, ma pare certo che Fenice chiuderà il bilancio “in perdita di qualche milione di euro, a singola cifra”. A causare il rosso ci sono, oltre al danno reputazionale di uno scandalo appena tradotto in un rinvio a giudizio per l’influencer/imprenditrice, i contenziosi in cui è impelagata la società e la multa da 400.000 euro comminata dall’Antitrust. Nonché le prime soluzioni adottate dal super manager Claudio Calabi. “Alla luce delle forti tensioni tra gli azionisti – scrive Repubblica –, è stato costretto a registrare tutta una serie di accantonamenti prudenziali che hanno contribuito a spingere in negativo l’ultima riga di conto economico”.
O ricapitalizza o chiude Fenice
Nel 2022 Fenice vantava un giro d’affari 14,3 milioni, con 3,4 milioni di utili. Nel 2023, invece, le perdite “hanno eroso con ogni probabilità il capitale sociale di un terzo”. In termini di costi, la cura dimagrante è già cominciata: la società ha rinunciato alla sede di via Turati (Milano), nonché al negozio di via Capelli (sempre nel capoluogo meneghino). Ma ora la palla passa ai tre soci: la stessa Ferragni, Paolo Barletta (primo azionista al 40%) e Pasquale Morgese. La situazione è gestibile, rassicura la Repubblica. Ma sono gli azionisti “che dovranno decidere se vale la pena aprire il portafogli per tenere in vita la società, sia pure su scala ridotta. Senza aumento di capitale, ombre lunghe rischierebbero di allungarsi su Fenice”.
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