Giorgio Armani per la prima volta apre all’ipotesi di vendere. Il futuro del gruppo che porta il suo nome non è detto che sia all’insegna dell’indipendenza, come ha sempre sostenuto. “Al momento non prevedo un’acquisizione da parte di un grande conglomerato del lusso. Ma non voglio escludere nulla a priori, perché sarebbe un modo di agire poco imprenditoriale” ha detto lo stesso Armani a Bloomberg. Al contempo re Giorgio non esclude neanche la quotazione in Borsa. Bloomberg valuta la sua società tra 8 e 10 miliardi di euro.
Ipotesi di vendita
Dopo aver lottato per anni per mantenere l’indipendenza di Giorgio Armani SpA, l’imprenditore e designer afferma ora di non escludere un’alleanza con una conglomerata o la quotazione in Borsa. “L’indipendenza dai grandi gruppi potrebbe ancora essere un valore trainante per il gruppo Armani in futuro, ma non mi sento di escludere nulla – sono le sue parole –. Ciò che ha sempre caratterizzato il successo del mio lavoro è la capacità di adattarsi ai tempi che cambiano”. Ed evidentemente è cambiato anche il suo pensiero circa il futuro del gruppo. Per lo stesso imprenditore, spetterà agli eredi valutare l’opzione migliore.
Magari in Borsa
Al momento Armani non esclude l’IPO, dicevamo. “La quotazione in Borsa è qualcosa di cui non abbiamo ancora discusso, ma è un’opzione che potrebbe essere presa in considerazione, speriamo in un futuro lontano”, ha dichiarato a Bloomberg. Armani individua pregi e difetti dello shopping dei gruppi del lusso. Che da un lato potrebbe portare ad una crescita economica e finanziaria del marchio, ma dall’altro lato “comporta un inevitabile spostamento di valori e un sostanziale sconvolgimento, anche nello stile”.
La successione
In merito alla successione, Armani pensa “che la soluzione migliore sarebbe un gruppo di persone fidate, a me vicine e scelte da me”. Riferendosi alla leadership della sua fondazione aziendale, in particolare a Leo Dell’Orco e ai nipoti Silvana e Roberta Armani e Andrea Camerana. Stefania Saviolo dell’Università Bocconi di Milano ritiene che una possibile opzione potrebbe vedere la famiglia del fondatore rimanere al timone dell’azienda con il supporto dei partner di licenza. (mv)
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