Moreschi, l’unica offerta è quella buona. Molti erano soggetti interessati, ma alla scadenza dell’asta, c’era una sola offerta. Quella iniziale da 1,738 milioni di euro. Un’offerta congrua, secondo il Tribunale di Pavia, per far sopravvivere lo storico marchio di calzature di Vigevano. Possibile svolta anche per Coin che (con i suoi 1.390 dipendenti) spera nell’ingresso del suo capitale di Invitalia.
Il marchio Moreschi è salvo
Nessun’altra offerta è pervenuta entro la scadenza dell’asta (30 marzo 2025) per rilevare il marchio Moreschi. Nello specifico: macchinari, arredi, materie prime e prodotti finiti. Per cui l’offerta da 1,738 milioni di euro che era stata posta come base d’asta è risultata quella vincitrice. È ancora top secret il nome dell’acquirente. Secondo quanto filtrato nei mesi scorsi, sarebbe una società italiana che esercita l’attività di commercializzazione delle calzature con un finanziatore sudafricano.
Orizzonti
I neoproprietari di Moreschi hanno lasciato intendere di voler riavviare la produzione a Vigevano. Ma non certo nell’ex quartier generale dell’azienda (a sinistra, nella foto di repoertorio). Non solo perché sovradimensionato (18.000 metri quadrati su un’area da 65.000 metri quadrati), ma soprattutto perché di proprietà della società Cotto di Milano. La quale sta da tempo cercando un nuovo inquilino o comunque una destinazione redditizia dell’immobile. Nel frattempo, ricorda Il Giorno, ci sono poco meno di 290 domande di insinuazione nel passivo che verranno esaminate dal Tribunale di Pavia il 7 maggio e il 12 luglio 2025. Mentre ammontano a 1,730 milioni di euro gli incassi delle vendite giudiziali delle calzature che si sono svolte nei mesi scorsi. Una somma che verrà utilizzata per incrementare la disponibilità a disposizione dei creditori.
L’occhio di Invitalia su Coin
Anche la situazione di crisi legata a Coin (a destra, nella foto Imagoecononica) sta facendo passi avanti. Il management dell’insegna fashion ha confermato le offerte vincolanti per aumentare il capitale di circa 21,2 milioni di euro. Sono quelle di Sagitta e Mia e, in via residuale, dagli attuali azionisti Red Navy sl, Joral Investment e Hi-dec Edizioni (fonte Milano Finanza). Ma quello che sperano i 1.390 dipendenti, rimasti col fiato sospeso, è la possibilità che nel capitale della società entri anche Invitalia. Al momento, come ha precisato il MIMIT, si sta svolgendo una fase istruttoria. L’ingresso di Invitalia (che, nel settore conciario, detiene il 49% del capitale di Conceria del Chienti) farebbe da garante per salvaguardare i posti di lavoro. Complessivamente, Coin potrebbe raccogliere fino a 45 milioni di euro per finanziare il suo piano quinquennale di rilancio. (mv)
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