IPO, pochi. M&A, incessanti. Green bond, tornano. La rassegna stampa della settimana ci spinge a indugiare sul rapporto che la moda ha con la finanza e gli strumenti finanziari. Da un lato si nota che ai brand italiani la Borsa proprio non piace: se si esclude Zegna (che da un punto di vista formale ha sede legale in Olanda oltretutto), l’IPO più recente risale al 2015. Le operazioni che prevedono l’apertura del capitale delle aziende a nuovi partner, invece, procedono a spron battuto lungo tutta la filiera. Mentre si registra di nuovo il ricorso all’emissione di obbligazioni per finanziare obiettivi di sostenibilità.
Consigli di lettura:
- Affari & Finanzia riprende un’analisi di Mediobanca. E ne esce un quadro inaspettato: in Italia la moda ha con la finanza un rapporto pessimo. Si gioca spesso con le ipotesi sulle quotabili: a turno si propongono OTB, Furla, Kiton, a proposito di brand, o Gruppo Florence, a proposito della manifattura. Ma la verità è che di IPO se ne vedono pochissime: l’ultima quella di OVS (2015);
- Non piaceranno gli IPO, ma piacciono (e pure molto) i merger: Pambianco stila il bilancio di quelli conclusi nel 2022;
- Di green bond si è letto e scritto molto nel 2020 e 2021. Ai tempi ne emisero praticamente tutte le più grandi maison italiani e internazionali, da Prada a Chanel. Poi nel 2022 il mutato scenario internazionale pareva aver chiuso il capitolo della finanza verde. Invece no: con quello da 500 milioni di euro di VF Corp lo strumento torna in pista.
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