L’opposizione della Federal Trade Commission (FTC) alla fusione tra Capri Holdings e Tapestry è diventata un caso politico che tira in ballo la candidata democratica alla Casa Bianca, Kamala Harris. Come racconta Financial Times, un gruppo civico no profit che si batte per tutelare gli interessi economici di società e gruppi della Grande Mela, Partnership for New York City (PFNY), ha scritto ai senatori eletti a New York e ai delegati cittadini alla Camera dei Rappresentanti. Non solo per chiedere di sbloccare la situazione, ma addirittura per denunciare FTC.
L’impasse
Era la primavera scorsa quando FTC, l’Antitrust statunitense, ha opposto il proprio veto al merger tra i due più grandi player nazionali del lusso. Perché? Per il timore che la fusione di Capri e Tapestry, attivi negli stessi settori e nello stesso segmento, danneggiasse i consumatori. La non profit newyorchese rigetta l’assunto. Quella di FTC è “una scelta ideologica” e “politica”, nonché “al di fuori delle sue competenze”, scrive ai parlamentari cittadini. Mentre la fusione rinforzerebbe il ruolo di New York nell’industria globale della moda, che negli ultimi anni si è indebolito.
Un caso politico
Che c’entra la politica? C’entra, c’entra. PFNY non è esattamente un comitato di quartiere. Joanne Crevoiserat, CEO di Tapestry, fa parte del comitato esecutivo. Mentre tra i soci ci sono operatori dell’alta finanza che, nota FT, in questo momento sono non solo supporter, ma anche fundraiser di Kamala Harris. Lo scontro, quindi, riguarda la possibilità di risolvere l’impasse del merger tra Capri e Tapestry. Ma, nel medio termine, di correggere il tiro del governo. Negli anni dell’amministrazione Biden FTC e il Dipartimento di Giustizia statunitense hanno tenuto un approccio restrittivo su acquisizioni e concentrazioni di mercato. La posta in palio, osserva FT, è gettare le basi per far cambiare indirizzo all’eventuale presidenza Harris.
In foto, da Wikipedia, la sede di FTC
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