LVMH contro Tiffany: il più grande merger del lusso è una bagarre

LVMH contro Tiffany: il più grande merger del lusso è una bagarre

LVMH contro Tiffany: le denunce, gli analisti che fanno pronostici e la (non) reazione del mercato. Si continua a parlare di quello che poteva essere il più grande affare del lusso e che, per il momento, non lo è stato. I toni della discussione si sono alzati. La questione pone molti interrogativi, ma il mercato sembra in attesa e forse crede ancora nel deal.

LVMH contro Tiffany

Era inevitabile. Il dietro front di LVMH dall’accordo da 16,2 miliardi di dollari ha scatenato una guerra legale la cui prima udienza è fissata il 5 gennaio. Dopo l’azione del marchio USA della gioielleria, che si è rivolto al tribunale del Delaware per far rispettare i termini dell’accordo, anche i francesi hanno presentato il proprio dossier per ribattere alle accuse. In sintesi LVMH sostiene che ora Tiffany non è più quello di un anno fa. E che ritiene di potersi ritirare dall’affare perché la crisi del Coronavirus ha danneggiato i conti di Tiffany. I francesi accusano i manager statunitensi di “mala gestio”: le performance sono catastrofiche e le prospettive pessime.

La risposta

Per Tiffany il documento di LVMH è “infondato e fuorviante”. Roger Farah, presidente del marchio di gioielli, ha ribattuto: “Se LVMH avesse davvero creduto a queste accuse, non avrebbe avuto bisogno della lettera del Ministro degli Esteri francese come scusa”. Su LVMH, in effetti, pesa il giallo della lettera dal governo. Secondo i maliziosi, sarebbe stata scritta dal Ministro in seguito ad una richiesta dell’Eliseo, arrivata su pressioni dello stesso Arnault.

 

 

C’è chi crede ancora nell’accordo

Il mercato, ma anche gli analisti, continuano a credere all’accordo. Magari ad un prezzo inferiore a quello inizialmente pattuito di 125 dollari per azione. La quotazione dei titoli delle due parti in causa non ha subito grandi scossoni. Oliver Chen, analista di Borsa di Cowen, ha illustrato a WWD le possibilità (secondo lui) circa la conclusione dell’affare: dal 15% al 25% verrà chiuso al prezzo originale; dal 50% al 60% il prezzo verrà ridotto intorno a 120 dollari; dal 20% al 30%, infine, salterà. Ma la domanda chiave è se davvero le due parti vogliono che sia un giudice a decidere il loro futuro. Erwan Rambourg, analista della HSBC, ha fatto notare la proporzione tra i 16,2 miliardi di dollari dell’operazione rispetto ai 206 miliardi di dollari di capitalizzazione di LVMH. Figuriamoci quanto possa pesare una riduzione del prezzo. Rambourg ha spiegato che c’è un’ultima variante: la possibilità che LVMH guardi altrove (Richemont?) e che Tiffany abbia un altro partner. (mv)

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