Ma davvero a LVMH conviene infilarsi nel ginepraio del calcio?

Ma davvero a LVMH conviene infilarsi nel ginepraio del calcio?

Gli Arnault starebbero per entrare nel capitale del Paris FC (la seconda squadra della capitale francese) e, quindi, per infilarsi nel ginepraio del calcio. Era il gennaio 2020 quando tra i retroscenisti della stampa sportiva italiana cominciò a serpeggiare un rumor: LVMH vuole comprare il Milan. La storia andò avanti per qualche tempo, malgrado la famiglia Arnault la smentisse a ogni piè sospinto, prima di sgonfiarsi e cadere nel dimenticatoio. Questa volta l’indiscrezione pare molto più strutturata: secondo l’Équipe, il deal è praticamente fatto.

Che cosa sappiamo

Lo scenario sarebbe questo. LVMH si appresta rilevare il Paris FC (attualmente in seconda divisione francese) insieme a Red Bull. L’attuale azionista, Pierre Ferracci, manterrebbe la quota del 30% fino alla stagione 2026/27, prima di uscire del tutto dalla compagine: a quel punto l’holding francese del lusso salirebbe all’85%, mentre a Red Bull resterebbe il residuo 15%. Il piano industriale prevede l’iniezione di 200 milioni di euro per riportare la squadra a competere non solo in massima serie, ma anche a livello europeo.

Il profilo dell’operazione

Siamo abituati all’idea che LVMH faccia sempre le cose in grande. Ma qual è il profilo dell’operazione? Il sodalizio con Red Bull, che già gestisce sette squadre in tre continenti, rassicura su chi porterà le competenze nella nuova avventura. Dà pure un’idea, mentre molti già fantasticano sul magnificente derby con il PSG dei qatarioti, sul profilo che potrebbe avere la Paris FC del futuro. Se il modello gestionale è quello di Red Bull, sarà una squadra attenta all’equilibrio dei conti, interessata alle plusvalenze del player trading tanto quanto ai trofei. Anche perché, per mettersi al passo di PSG e big europee, ci vogliono molto di più dei 200 milioni fin qui ipotizzati.

 

 

Il ginepraio del calcio

A LVMH lo sport interessa per i valori che rappresenta: lo ha dimostrato negli ultimi mesi sponsorizzando Olimpiadi e regate, lo ha spiegato con Pietro Beccari, la ha plasticamente realizzato con i suoi bauli porta-trofeo. Certo è, a proposito di valori, che investire direttamente nel calcio per un gruppo del lusso è tutt’altra cosa. Innanzitutto, perché il rischio di sciupare (eufemismo) grandi quantità di soldi è enorme: per sedersi al tavolo dei grandi ci vogliono i miliardi, ma investire miliardi (guardare al caso del Chelsea e del Manchester United) non è garanzia di successo. Mentre l’ambiente che circonda il rettangolo da gioco, tra illeciti amministrativi, doping e violenze, è spesso tossico (eufemismo). Ad Arnault conviene rischiare di vedere il proprio impero dell’alta qualità associato alle intemperanze dei facinorosi in curva (per fare uno dei tanti esempi possibili)? Abbiamo i nostri dubbi.

Foto a sinistra da Facebook, a destra da Shutterstock

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