Oltre un mln di investimenti nell’alternativa delle alternative

Oltre un mln di investimenti nell’alternativa delle alternative

Un altro milione di investimenti nell’ennesima “alternativa alle alternative”. Alla base del boom (nel senso numerico-quantitativo dell’offerta, non qualitativo dei risultati) delle startup dell’industria vegana c’è un certo entusiasmo della comunità finanziaria. Che, come confermano le ultime notizie dall’Australia, investe a cuor leggero in startup tutte accomunate dallo stesso obiettivo: fabbricare un materiale “bio-based” per sostituire quelli già esistenti di origine animale. Uno sforzo che non solo finora si è rivelato improduttivo, ma che il mercato, come vi raccontiamo su La Conceria n. 1 – 2024, sta portando in una direzione molto diversa da quella auspicata da fondatori e investitori.

La notizia di cronaca

In Australia la startup Alt.Leather (dove Alt sta per “alternative”) ha raccolto 1,1 milioni di dollari australiani di finanziamenti. Nella cordata di “strategic angel investor”, riporta la stampa specializzata, c’è anche Robyn Denholm, presidente di Tesla (brand che ha saldato il luogo comune che l’auto elettrica debba essere vegana). Sorvoliamo sui grandi obiettivi di rinnovamento della moda e dell’industria dei materiali che si propone Alt.Leather. Ci preme sottolineare la semplicità con cui tali imprese accedono a finanziamenti. Ne aveva raccolti di più Bolt Threads, che nell’estate 2023 ha dovuto sospendere la produzione della sua Mylo. E ne avevano raccolti in una sbornia di entusiasmo, scriveva l’esperto Jullian Melletin, anche tutti i brand di alternative vegetali alla carne che stanno fallendo in questi mesi, incapaci di superare la prova del mercato.

 

 

L’alternativa alle alternative

Già, c’è un filo conduttore tra le vicende delle alternative alla carne e quelle delle alternative alla pelle. Ne parliamo sul nostro ultimo mensile nel servizio dal titolo “Fatevi un favore: chiamatele in un altro modo”. Le sensazioni dicono che il mercato non riconosca nei nuovi prodotti il valore di alternativa tout court a quelli di origine animale. Non sono utili, insomma, a sostituire la pelle (come vorrebbero i più ideologizzati tra i founder vegani), ma a integrarla in un diverso portfolio prodotti. Apripista, in questo senso, fu Hermès. Che nel 2021 per la borsa Victoria Voyage, la prima realizzata in Sylvania, pensò di coordinare il materiale derivato dal micelio con tela e manici in pelle.

Clicca qui per leggere Fatevi un favore: chiamatele in un altro modo

Qui per sfogliare La Conceria n. 1 – 2024

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