L’IPO alla Borsa di New York è uno strumento per proseguire le strategie di crescita. Soprattutto sul fronte dimensionale. Ora che Zegna è quotata, si può passare dalle parole ai fatti. Già, perché la maison ha chiuso l’esordio a Wall Street al +6%: non male, in un giorno negativo per i mercati azionari (non solo negli States). Ora che l’apertura alla finanza è fatta, operata tramite SPAC in partnership con Investindustrial, Gildo Zegna, presidente e CEO del marchio, può accendere i riflettori sugli obiettivi. La priorità è l’integrazione di filiera, spiega. Se si presentassero occasioni ghiotte per acquisire brand, non saranno sciupate.
L’IPO è fatta
Anche ora che è quotata, Zegna (valutata nel suo complesso 3,2 miliardi di dollari) rimane per il 66% sotto il controllo della famiglia. Il residuo 34% si divide tra Investindustrial (13%) e capitale flottante (21%). A proposito del primo giorno in Borsa, Gildo Zegna (in foto, al centro) si dice soddisfatto del risultato: “Non siamo mai stati sprinter, ci sentiamo maratoneti – spiega a Il Sole 24 Ore -. Dal primo incontro con il fondo Investindustrial, a inizio 2021, all’annuncio della SPAC, il 19 luglio, abbiamo superato imprevisti e difficoltà”. Che non sono finiti in estate, anzi. “Ci hanno trasformati in maratoneti-slalomisti”, chiosa Zegna.
E ora gli investimenti
Le risorse finanziarie saranno reinvestire, spiega Zegna. Specie in acquisizioni, soprattutto lungo la filiera. “Dalla vocazione iniziale, quella puramente tessile, ci siamo avvicinati alla moda – continua – e proprio per questo capiamo l’importanza di un’autentica integrazione verticale, che metta al sicuro da imprevisti legati al monte della filiera”. Il gruppo guarda ai fornitori, dunque, ma non solo. “Se dovessero presentarsi opportunità per acquisire in tutto o in parte aziende che si integrano nel nostro DNA – conclude il CEO –, potremmo coglierle, come abbiamo fatto nel 2018 con Thom Browne”.
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