Obiettivi raggiunti, ma volumi di scambi troppo bassi. Per questa ragione Coach ha deciso di lasciare la Borsa di Hong Kong per concentrarsi su quella di New York. Il gruppo statunitense, che si era quotato sulla piazza asiatica nel 2011, non ha indicato una data precisa per il suo delisting. “Dallo sbarco a Hong Kong abbiamo aperto oltre 100 store nella Cina continentale e Macao: obiettivi raggiunti con successo” ha spiegato Coach, ora Tapestry, in una nota. Alla base però ci sarebbe soprattutto un esiguo volume di scambi. Nel 2010 e 2011 molte società si sono quotate ad Hong Kong (Prada ne è un esempio) per rafforzare il brand e sostenere i piani di sviluppo in quell’area, ma ora la mancanza di interesse da parte degli investitori nell’ex colonia britannica sembra essere comune a molte delle società. La Borsa di Hong Kong, in pratica, sta perdendo i pezzi. “È difficile vedere quali vantaggi abbiano avuto le società che si sono quotate con un listino secondario a Hong Kong”, ha dichiarato a Blomberg Robert Cleaver, avvocato dello studio legale Linklaters LLP. “Il trading tende a gravitare sul mercato dove c’è più liquidità, che è quasi sempre quello in cui c’è il listino primario”. (mv)
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