È un doppio filo quello che lega l’alto di gamma europeo alla Repubblica Popolare. Perché quando le cose a Pechino vanno bene, la Cina fa volare il lusso. Ma quando si complicano, son dolori. Un report di banca UBS nota come per tutti i gruppi l’ultimo trimestre del 2020 sia stato, malgrado il coronavirus, proficuo. Almeno in termini borsistici: le quotazioni hanno conosciuto progressioni tra il 10% e il 60% proprio grazie ai risultati e alle prospettive in Cina. Ora che la pandemia torna a farsi sentire anche in Asia, con le conseguenti chiusure e restrizioni agli spostamenti, il quadro si fa complesso.
La Cina fa volare il lusso
UBS, dicevamo, ha calcolato l’andamento delle quotazioni da ottobre in poi. Stando a quanto riporta La Stampa, LVMH ha guadagnato il 26,84%, Richemont il 48,63% ed Hermès 9,6%. Nello stesso periodo, per venire ai gruppi italiani, Prada ha registrato il 58,6%, Ferragamo il 46,36% e Moncler (fresco di operazione Stone Island) il 41,65%. Bene, UBS già a dicembre rilevava che l’ottimo autunno poteva essere la premessa per il rilancio del settore nel 2021. Valutazione che, poco dopo, trovava grossomodo concorde gli analisti del Savigny Luxury Index. Nel frattempo, però, la situazione si è complicata. In parte perché, scrive ancora La Stampa, Credit Suisse denuncia una certa saturazione dei prezzi: i prodotti dell’alto di gamma stanno divenendo troppo cari. Dall’altro perché la stessa Cina, che ha guidato la ripresa, potrebbe andare incontro a difficoltà.
Capodanno a rischio
Il tema, of course, è la recrudescenza dei casi di coronavirus in Cina. Il riproporsi dell’emergenza ha già condotto a un nuovo lockdown nella provincia dell’Hebei. Con il capodanno cinese alle porte, non è una buona notizia. UBS valuta che nella ricorrenza si concentri il 23% dei consumi di prodotti di lusso nella Repubblica Popolare. Una stagione di vendite minata da chiusure e social distancing potrebbe azzoppare la ripartenza.
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