“Mancano orlatrici: senza l’apporto delle aziende cinesi nel nostro distretto si incontrano delle difficoltà nel produrre scarpe. Servono i giovani”. Lo dice Gianluca Tombolini del calzaturificio marchigiano Fru.it, membro del Consiglio Generale di Assocalzaturifici. Gli ultimi investimenti di Furla e Fendi, insieme e quelli che sarebbero in programma da parte di altre griffe, hanno fatto scattare un vero e proprio allarme ricambio generazionale e della mancanza dei giovani nelle Marche. Una questione che, però, è ben più ampia e generalizzata. In altre parole: coinvolge tutti i distretti italiani l’Italia, non solo la calzatura e, per estensione, tutto il settore moda.
Allarme ricambio generazionale
Le griffe investono in Italia, alcuni brand attivano procedure di reshoring? Bene, ma come faranno di fronte all’auspicato aumento di produzione? “C’è un evidente carenza di ricambio generazionale. Col passare degli anni le figure professionali andranno in pensione e si farà fatica a rimpiazzarle: bisogna investire in formazione” afferma Samuele Camerlengo (Calzaturificio Lorenzi, Fermo). Nel distretto marchigiano si è fatta strada anche l’ipotesi di una scuola calzaturiera sul modello del Politecnico del Brenta. Ma il problema resta la scarsa attrattività del settore.
Un settore che non attrae
“La calzatura marchigiana è in crisi in questo momento e agli occhi dei giovani offre scarse possibilità di carriera e poche speranze per il futuro. I ragazzi, quindi, se ne tengono alla larga” osserva Valentino Fenni, vicepresidente Assocalzaturifici. “Oggi facciamo ricorso alle imprese cinesi e ai lavoratori stranieri, ma in futuro occorrerà l’apporto dei giovani. Formazione? Facciamola fare alle singole imprese: incentivandole”.
Pelletteria, la stessa storia
La situazione della pelletteria è una fotocopia di quella della calzatura. “Stiamo investendo per rendere l’azienda più attrattiva possibile per i giovani: altrimenti non vengono” osserva Luca Bortolami di Tigamaro. Il quale spiega come gli investimenti siano focalizzati nel miglioramento dell’ambiente di lavoro e per offrire una “retribuzione equa e consona all’alto livello di scolarizzazione del giovane”. La carenza di ricambio generazionale è la debolezza principale della pelletteria italiana secondo Giuseppe Sabbadin di Pelletterie Sagi: “Istituzioni e aziende si devono impegnare perché l’offerta formativa di oggi è insufficiente rispetto a ciò che servirebbe”. (mv)
Foto di repertorio, Archivio La Conceria
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