All’interno di Confindustria Moda si insedia il nuovo Comitato Education. CNMI (Camera Nazionale della Moda Italiana) firma un “patto” con il Ministero del Lavoro. Per la filiera italiana del fashion l’impegno per la formazione dei propri addetti sale di livello. Vediamo in che termini.
La formazione, prima di tutto: Confindustria Moda
Il progetto coinvolge una rappresentanza qualificata di imprenditori ed addetti ai lavori di tutti i comparti coinvolti in Confindustria Moda. In altre parole: tessile-abbigliamento, calzature, pelletteria, occhialeria, oreficeria, pellicceria e concia. Del gruppo fanno parte anche la Rete TAM (più di 100 istituti tecnico/professionali dislocati in tutta Italia) e una selezione dei principali ITS Moda (Biella, Firenze, Brescia e Napoli). Tra le novità, spicca la presenza anche di Assomac. Obiettivi: rafforzare il dialogo tra aziende, scuole e centri di formazione, con particolare riguardo all’area tecnica/professionale. Ma anche: potenziare l’attività di orientamento scolastico/professionale a tutti livelli. Il Comitato sarà anche a disposizione di tutte le aziende associate a Confindustria Moda “per un’attenta analisi dell’offerta formativa rivolta al settore”.
Il Lavoro Buono di CNMI
Si chiama Il Lavoro Buono e, alla sua base, ci sono la digitalizzazione e la sostenibilità. Ma, soprattutto, c’è il concetto di filiera, che emerge dalla volontà di dare vita a un tavolo di lavoro permanente attorno al quale i grandi brand faranno da traino per quelli più piccoli. L’obiettivo del patto siglato da CNMI e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali è quello di implementare “azioni condivise per sostenere processi di innovazione nel campo della formazione e del trasferimento delle competenze per migliorare la capacità produttiva delle aziende”. Oltre ai programmi regionali per riqualificare gli addetti e mantenere i livelli occupazionali, sono previsti programmi di formazione professionale nelle aziende. “Abbiamo bisogno di costruire un vestito su misura per i diversi settori e le diverse filiere, altrimenti rischiamo di mettere in moto meccanismi che si attuano quando il mercato è già cambiato” spiega al Corriere della Sera il ministro Andrea Orlando. “Il protocollo afferma la filiera della moda come strategica per il rilancio del Paese – commenta il presidente di CNMI, Carlo Capasa -: questo noi siamo e a questo noi vogliamo contribuire”. (mv)
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