Investire nel lavoro paga. Dai brand del made in Italy arrivano tre conferme: due da parte di Cucinelli e Kiton e una (simbolica) da parte di Fendi. I diretti interessati non vogliono imporsi all’attenzione dei colleghi come maestri (“se vogliamo produrre in Italia, dobbiamo farlo in una certa maniera e questa è la strada che io voglio seguire; ovviamente non voglio imporla agli altri imprenditori”, chiosa Brunello Cucinelli). Ma ribadiscono la strategicità dei soldi spesi nel recruitment dei ragazzi quando il ricambio generazionale è un’emergenza: “Tutti possono affiancare un giovane a un lavoratore esperto, anche i piccoli laboratori – spiega Antonio De Matteis, CEO di Kiton e presidente di Pitti Immagine –. Vorrebbe dire sacrificare una piccola parte degli utili, ma questi si chiamano investimenti”.
Investire nel lavoro paga
Nessuno nega che la formazione sia un onere per le imprese. Ma si suggerisce di guardare alla spesa una giusta prospettiva: “Non si investe solo se si comprano macchine”, dice De Matteis a il Sole 24 Ore. Uno dei refrain ricorrenti è che i ragazzi non vogliano fare più i mestieri artigiani. Ma “se si dà il giusto riconoscimento morale ed economico – continua il CEO di Kiton –, i giovani non scappano. Bisogna investire nella formazione, noi imprenditori abbiamo il dovere di farlo”. È sulla stessa lunghezza d’onda Brunello Cucinelli, che vede nel ricambio generazionale una sfida esistenziale: “Il problema del Made in Italy non è chi comprerà i nostri manufatti – afferma a MFF –. Ma chi li realizzerà”. L’imprenditore umbro insiste sull’importanza di trattare bene le maestranze: “Credo fortemente che una soluzione sia far lavorare gli esseri umani in luoghi più belli e pagare bene gli operai specializzati – continua –. Da noi se un impiegato prende 1.700 euro circa, un operaio con funzioni analoghe ne prende sui 2.100. Come azienda cerchiamo di dare una grossa importanza al manufatto, di conseguenza al lavoro manuale e a chi lo compie. Basta rinunciare a un 1% di profitti per fare enorme differenza nelle vite di operaie e operai”.
L’impegno di Fendi
Fendi, insieme a LVMH, molto si è spesa negli ultimi anni in formazione e lavoro. Ora, da special guest di Pitti Uomo 104, ha organizzato la presentazione della collezione SS 2024 nel nuovo stabilimento Fendi Factory. Ma, attenzione: la sfilata del 15 giugno non avverrà in un atelier vuoto, ma alla presenza delle maestranze. Non è un dettaglio, spiega a MFF Serge Brunschwig, presidente e CEO della maison: “Per noi è molto importante. Ci impegniamo a fondo su questo fronte. Un’immagine è più forte di mille parole e lì ci sarà un’immagine così forte che mostrerà la centralità dell’artigianato”. Al pubblico fashionista deve arrivare forte e chiaro un messaggio: creatività e manifattura vanno di pari passo: “La condivisione tra design e modellistica – conclude il CEO – permette di creare una borsa bella, funzionale e attraente. Dobbiamo comunicare che questo luogo è centrale per la moda e per Fendi”.
Foto da Fendi
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