Il tema è sempre attuale. In Italia c’è una generale diffidenza verso i mestieri artigiani o gli impieghi in fabbrica (il lavoro nella pelle non fa eccezione in questo senso). E tanta diffidenza si avverte forte e chiara quando poi, nei distretti come nelle città, c’è da investire nel ricambio generazionale. Sulle pagine del numero di marzo del mensile La Conceria abbiamo raccolto le testimonianze dei diretti interessati. Abbiamo chiesto, cioè, ad Alexa Bigioni (29 anni), Leonardo Berdini (27 anni) e Leonardo Susino (24 anni) se sono contenti di essere diventati artigiani del gruppo Tod’s, pur avendo fatto altri percorsi di studio. Il titolo del servizio (“La Scelta Giusta”) rende l’idea del loro entusiasmo.
Il lavoro nella pelle
La diffidenza, dicevamo, spesso si traduce in pregiudizio. E, dunque, a molti sembra un impiego umile quello nel manifatturiero, soprattutto se magari prima ci si è laureati per lavorare in altri campi. Non è così. “Mi sono laureata 6 anni fa in Scienze Pedagogiche – racconta Alexa –. Pensavo di lavorare come pedagogista, ma non ho trovato la strada giusta. Mi dicevano: Ma sei laureata, sei sprecata per la fabbrica”. Non è così: il lavoro artigiano “dà una skill in più che nella vita serve sempre”.
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