“Lo dicono i numeri: c’è una forte resistenza verso l’assunzione di portatori di handicap”. Per questo motivo, spiega il presidente Franco Baccani, l’Alta Scuola di Pelletteria Italiana di Scandicci lancia un appello alle aziende del territorio fiorentino. Un invito “a essere aperte e inclusive”. Un messaggio forte e chiaro che arriva a pochi giorni dalla conclusione del corso base di pelletteria (gratuito, di 250 ore) frequentato da persone con disabilità. Hanno promosso il corso la stessa Alta Scuola di Pelletteria e ANMIL (Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro), con il finanziamento di IRFA, l’Istituto di Riabilitazione e Formazione dell’Anmil. “Con il nostro corso abbiamo dato una formazione qualificata a dieci persone con disabilità – racconta Baccani –. Sono rimasto molto sorpreso dai lavori fatti da questi ragazzi, dalla precisione e dalla volontà incredibile che hanno messo nei loro manufatti”.
Questione di mentalità
“Spero che il corso appena concluso possa facilitare il percorso lavorativo di questi ragazzi – continua Baccani (nella foto) –. Le aziende devono aprirsi. È una questione di mentalità che deve cambiare. Diamo dignità a chi è in grado di poter svolgere il proprio compito. Gli imprenditori devono iniziare a fare una riflessione: devono cambiare passo”. I 10 giovani studenti del corso hanno dimostrato di saper raggiungere risultati molto interessanti e alcuni di loro stanno già facendo colloqui o prove di assunzione. “Le aziende del territorio stanno reagendo bene. Dalle 4 alle 6 unità spero che trovino un posto”.
Inclusività non utopia
“Per noi promuovere formazione, inserimento e integrazione lavorativa per queste persone non è un’utopia, ma una possibilità concreta. Un’occasione – prosegue Baccani – Non solo per loro. Ma anche per le pelletterie, che possono accedere ad agevolazioni fiscali mirate. Alcuni dei corsisti riescono a eccellere nonostante le difficoltà, sia per lavorare alla macchina che al banco. Sarebbe un peccato sprecare queste competenze, lasciando che l’inclusione di cui tanto si parla resti solo una bella parola. Noi, come Alta Scuola, ci crediamo. Crediamo nel potenziale delle persone, nella loro capacità di formarsi e di andare oltre i propri limiti. Per questo contiamo di poter organizzare un altro corso come questo in futuro. Aiutiamoli – conclude –, diamogli un’occasione. Non chiedono protezione, chiedono di lavorare, si mettersi in discussione”. (mvg)
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