Si può dire che l’azienda è nata due volte. La prima, spiega il titolare Filippo Berto, quando il padre l’ha fondata a Meda (cuore del design lombardo), quale terzista per negozi d’arredo. La seconda a fine anni ’90, quando si è aperta all’online. È da vent’anni che BertO cresce grazie al web: ha fin qui retto l’urto della pandemia e crede nello sviluppo retail.
Grazie al web
Quando nel 1998 Filippo è entrato in azienda, il modello di business tradizionale era in crisi e il futuro da scrivere: “Era tutto da rilanciare – spiega a L’Economia de Il Corriere della Sera –, senza budget in un mondo che andava a mille”. Erano gli stessi anni in cui internet entrava praticamente nella casa di ogni italiano. L’intuizione, dunque, è stata rivolgersi alla rete. “È stato il ponte che ci ha fatto collegare al mondo – continua Berto –: avevamo costruito la nostra reputazione, ora dovevamo farla conoscere a quante più persone possibili. La novità, una volta volta intuita, era rivolgersi direttamente al cliente finale e smetterla di interfacciarsi con gli agenti, i multimarca, i rivenditori”.
La cronistoria del successo
La prima vendita online è arrivata nel 2003, “su Ebay a un cliente di Dublino – racconta –. Non ce ne rendevamo conto allora, ma stavamo realizzando un vantaggio evolutivo che si sarebbe dimostrato fondamentale”. Certe cose sembrano più nelle corde di chi online deve proporre un paio di calzature, non un sofà. Ad esempio oggi per tutti è banale parlare di storytelling come strategia di marketing, ma Berto lo pratica da lustri: “Ho inaugurato il primo blog italiano di arredamento, oltre che il primo canale YouTube specializzato: era il 2006”. La strategia era virtuale, ma i risultati, per un’azienda che nel 2019 fatturava 10 milioni, molto fisici: “I tassi di crescita erano del 50% ogni anno. Abbiamo dovuto presto riorganizzare l’azienda. Prima c’erano 5 persone in tutto, oggi siamo in 50”.
Il ritmo delle nascite
In origine, dicevamo, l’azienda operava da terzista: “Producevamo divani e altri prodotti per negozianti che poi mettevano il loro marchio”. Il modello è entrato in crisi quando “dopo anni di crescita la mia famiglia aveva dovuto constatare che non c’era più abbastanza forza – riconosce Berto –, soprattutto rispetto ai grandi nomi del franchising che iniziavano a prendere vita”. Ora c’è il coronavirus a sconvolgere i piani dell’industria. Il manager dice che la sua azienda si è fatta trovare pronta. “Forse perché avevamo alle spalle vent’anni di attività online, ma le cose sono andate bene. Siamo comunque stati tra i primi a chiudere, scegliendo di spostare i nostri servizi sul digitale, con consulenze in sette lingue”. Se dovesse scommettere su una terza nascita, Filippo Berto punterebbe sullo sviluppo del retail fisico. Ma questa sì che è una storia ancora da scrivere.
Immagini tratte da bertosalotti.it
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