Doppio binario di Natuzzi. La strategia di Pasquale Junior è una personalissima Fase 2 contro l’emergenza Coronavirus. Un mix and match tra riconversione e attacco strategico ai mercati stravolti dal Covid-19, ripartendo proprio dall’Asia. Da un lato c’è la produzione ben modulata di mascherine chirurgiche, dall’altra l’attività destinata alla realizzazione del campionario per la fiera di Shanghai.
Il doppio binario di Natuzzi
Da lunedì 20 aprile nello stabilimento di Santeramo sono a lavoro un centinaio di persone nell’ambito Ricerca e Sviluppo. L’obiettivo era arrivare al Design Shanghai in programma per fine maggio con il campionario di riferimento pronto, anche se l’evento è stato ora spostato al 26-29 novembre. “Non essendoci più il Salone di Milano quello diventa un evento fondamentale per noi – spiega Pasquale Natuzzi Junior a Repubblica Bari -. Abbiamo messo il turbo per esserci”. Il 29enne figlio del fondatore da alcuni mesi si occupa non solo della direzione creativa e dell’area marketing, ma anche della direzione commerciale dei mercati emergenti. Intanto, però, la riapertura concessa dalla Prefettura di Bari passa attraverso una serie di rigide norme di sicurezza anti Covid-19, tra le quali la misurazione della temperatura all’ingresso e l’allestimento dell’infermeria per accogliere casi sospetti.
La produzione di mascherine
Venti i dipendenti Natuzzi richiamati al lavoro per produrre le mascherine nello stabilimento di Ginosa (nelle foto, tratte da ifdm.design). Queste sono destinate in primis ad uso aziendale, ma saranno anche donate ad ospedali, forze dell’Ordine e alla Protezione Civile. “Il legame con la Puglia, che contraddistingue da sempre in modo così profondo il nostro DNA – spiega Pasquale Natuzzi Junior in una nota –, fa sì che sia naturale per noi venire incontro a un’esigenza così stringente del territorio a cui apparteniamo. La nostra terra ci ha dato tanto, ci ispira ogni giorno ed è quasi un dovere per noi restituirle, per quanto possiamo e secondo le nostre capacità, l’energia che ci ha permesso di diventare un marchio globale”.
Detto, fatto
In meno di tre settimane Natuzzi ha superato i test previsti dalle linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità ed ha ampliato l’offerta produttiva, adattando macchinari e competenze. Dal taglio e alla cucitura dei rivestimenti degli imbottiti al taglio, cucitura e confezionamento di mascherine, realizzate con un materiale filtrante composito. Ai macchinari già presenti in stabilimento è stato aggiunto quello per la sanificazione finale. Queste mascherine hanno un filtraggio certificato dei batteri del 99,7% e un’ottima traspirabilità. Queste caratteristiche lo rendono, quindi, un prodotto valido sia per il personale medico-sanitario, sia per la popolazione.
Non solo Natuzzi
Ma non c’è solo Natuzzi in Puglia a produrre mascherine: sono 21 le aziende che dal Politecnico di Bari hanno avuto il via libera, su oltre 250 che hanno presentato richiesta e progetti, per produrre e commercializzare mascherine filtranti. Tra queste ci sono aziende di confezioni, moda sposa, pannolini e naturalmente anche del mobile imbottito. Si tratta di Alfatex, vicina di casa di Natuzzi a Santeramo in Colle, Mister Sofà a Mottola e New Cs Salotti a Gravina in Puglia. (aa)
Leggi anche: