Un morto, un uomo di 55 anni, e sei feriti. È l’esito di un assalto avvenuto lunedì scorso nello stato indiano del Rajasthan a un automezzo che trasportava bovini da parte di “cow vigilantes”, come sono definiti i gruppi militari informali di estremisti induisti. Secondo la polizia locale, riporta the Guardian, è la decima vittima negli ultimi due anni delle violenze religiose che insanguinano la filiera della carne rossa indiana. Il commando ha assaltato il convoglio e linciato con mazze di ferro gli operatori che vi si trovavano a bordo. Il ministro degli Interni del Rajasthan, commentando l’episodio, ha detto che i cow vigilantes “hanno fatto bene ad evitare che le sacre vacche fossero condotte al macello”, ma “violato la legge aggredendo le persone”. Posizione ambigua che la dice lunga sul clima che si respira negli stati della federazione. Nelle ultime settimane esponenti politici locali e nazionali hanno alimentato i toni dello scontro proponendo la pena di morte per gli addetti dell’industria della carne bovina, musulmani (come la vittima dell’ultima aggressione) e Dalit (appartenenti alla casta più umile della piramide sociale indù). Perché si passasse dalle parole ai fatti era solo questione di tempo.
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