Wuhan, focolaio dell’epidemia del Coronavirus, sta ripartendo. Con la città, anche l’economia cinese riparte e tornerà a fine aprile al 100% della produttività. Sono trascorsi 51 giorni da quando, lo scorso 23 gennaio, è scoppiato l’allarme ed è stata isolata. La città cinese da 11 milioni di abitanti è l’ultimo vagone di una locomotiva cinese che torna a viaggiare. Le fabbriche riaprono i cancelli e i negozi alzano le serrande. Molto presto, il Celeste Impero sarà di nuovo leader dell’economia mondiale. In una nota indirizzata ai propri clienti e riportata da Reuters, Francoise Huang, economista senior di Euler Hermes, sostiene che l’economia cinese stia funzionando al 75% delle sue possibilità: sarà, dicevamo, a fine aprile al 100%.
La visita di Xi Jinping
Martedì scorso il presidente cinese Xi Jinping si è recato a Wuhan. Il giorno dopo, alcune industrie locali che offrono beni e servizi di prima necessità sono state autorizzate a riprendere le attività. Le aziende che hanno un ruolo importante nelle catene industriali nazionali e globali possono riprendere il lavoro, dunque. Ma solo dopo aver implementato le misure di prevenzione del virus e aver ricevuto l’autorizzazione, impone il governo della provincia di Hubei.
Il calzaturiero
Secondo quanto riporta Cnbc, le attività non classificate come essenziali, i servizi di pubblica utilità e la produzione agricola possono riprendere il 21 marzo. Anche l’industria calzaturiera è ripartita. “In alcuni dei principali centri di produzione in Cina, le province di Guangdong, Fujian e Zhejiang, la capacità operativa è ora dell’80-90%, con lenti ma graduali miglioramenti – dice a Footwear News Matt Priest, presidente e amministratore delegato di FDRA –. I produttori di materiali e componenti, molti dei quali situati in più province cinesi interne, stanno rallentando la catena di approvvigionamento. La loro capacità operativa va dal 40 al 70%”.
Il retail
Oltre alle fabbriche, in Cina, stanno riaprendo anche i negozi e i centri commerciali. Hermés, che aveva chiuso 11 store durante il picco dell’infezione, ne ha riaperti 7. Domenica scorsa, riporta Bloomberg, in un centro commerciale di lusso ad Hangzhou, i clienti si sono messi in fila per entrare in una boutique Chanel. Secondo la stessa agenzia di stampa, i marchi di moda registrano lenti miglioramenti del traffico nei negozi cinesi, mentre i consumatori sembrano animati da quella che viene definita “revenge spending”. In altre parole il consumatore in astinenza da shopping è disposto a recuperare gli acquisti che non ha potuto fare. Ma secondo gli analisti è improbabile che questi consumi compensino tutte le vendite perse. Per Amrita Banta, amministratore delegato di Agility Research, “la Cina sembra aver svoltato e le città più grandi mostrano un cauto ottimismo. Vediamo un lento ma deciso rimbalzo”. (mv)
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