Non è il caso dei settori industriali che gravitano attorno al fashion system e ne rappresentano la linfa produttiva sotto il profilo della fornitura. È, invece, il caso delle griffe e di una nutrita platea di brand del lusso che, da un certo punto del 2021, hanno iniziato a proporre una nuova lettura dei loro dati. In altre parole, forti di una ripartenza “a bomba”, soprattutto in Cina e negli USA, hanno iniziato a fare la corsa non più sul 2020 (troppo facile), ma sul 2019. Esprimendo, in alcuni casi, dei record notevoli. Insomma: altro che revenge shopping e revenge luxury. Per qualcuno pare si sia aperta una stagione evolutiva completamente nuova e del tutto inattesa.
L’anno del revenge luxury
Per capire come e quanto il lusso abbia incredibilmente ribaltato il disastro del 2020, basti l’esempio di Hermés. La griffe francese nel terzo trimestre del 2021 non solo ha fatto il +31% a cambi costanti su base annua. Ha piazzato, soprattutto, un clamoroso +40% sullo stesso periodo del 2019. Sui primi nove mesi dell’anno, l’incremento dei suoi ricavi è stato del 57,2% a cambi costanti rispetto allo stesso periodo del 2020, nonché del 35,3% sul 2019. E tutte le altre griffe, chi più chi meno, si sono messe nella sua scia. In particolare quelle delle galassia LVMH.
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“Ho fatto meglio del 2019”: la versione degli analisti
Ne abbiamo lette molte. Ne abbiamo sentite presentare, in presenza o in streaming, altrettante. Le grandi società di analisi, come ogni anno (ma forse, questa volta, un po’ più che in passato) hanno proposto a più riprese le loro elaborazioni e previsioni sulla congiuntura del lusso: presente e futura. E sono arrivate, in pratica, alle stesse conclusioni.
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