L’anno della pelle italiana e della necessaria prudenza di filiera

Prudenza assoluta. Prima di snocciolare qualsiasi dato, è une premessa ben più che necessaria: è obbligatoria. L’ha pronunciata Fabrizio Nuti, presidente UNIC – Concerie Italiane, lo scorso 14 dicembre durante l’Assemblea Annuale dell’associazione aderente a Confindustria Moda. “L’emergenza sanitaria, ancora in corso, induce alla massima prudenza”, dice. E allo stesso modo si sono espressi tutti gli altri settori produttivi di filiera, in sede di bilancio parziale e previsionale del 2021. Anno che, praticamente per tutti, si chiude in netto recupero sul 2020 (e ci mancherebbe), ma ancora in ritardo rispetto al 2019.

L’anno della pelle italiana

Per la concia italiana, il 2021 esprime un “fatturato al +23%, export +25%, produzione +13%, con rialzi diffusi (e spesso a doppia cifra) in tutti i principali comprensori e su quasi tutti i segmenti produttivi per tipologia animale e destinazione d’uso”. Da notare l’importante recupero delle pelli per arredo nell’ultimo biennio, dopo oltre un decennio di continui ridimensionamenti”. In conclusione, però, tutti questi valori, seppur positvi, restano sotto i livelli prepandemici tra il 5 e il 20%.
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La necessaria prudenza della filiera

Bene, ma non benissimo, dunque. E non solo per l’industria conciaria italiana, il cui invito a una necessaria prudenza è raccolto dall’intera filiera di cui fa parte. Filiera con cui condivide anche il gap rispetto ai valori del 2019. Per esempio, pelletteria e calzatura mostrano evidenti recuperi sul 2020, ma vedono ancora lontana la normalità (se mai si tornerà alla “vecchia” normalità). Resta sotto ai bilanci del 2021, in riferimento ai primi 8 mesi del 2021, anche l’intero comparto rappresentato da Confindustria Moda (-5,1%). Idem dicasi per il settore rappresentato da Camera Nazionale della Moda Italiana (CNMI): Il 2021 dovrebbe chiudersi a quota 82,85 miliardi di euro: +20,5% sul 2020. Ma, come dice il presidente di CNMI, Carlo Capasa: “Abbiamo recuperato 16 miliardi dopo la pandemia, ma ne mancano ancora otto” per pareggiare quanto incassato nel 2019.
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