Aprirsi al confronto: con altri team dello stesso brand, alle proposte dei fornitori, a nuove fonti di ispirazione. Liz Alessi è vice President Material Development di Coach: è lei a scegliere quali materiali ci saranno nelle collezioni di accessori del brand ammiraglio del gruppo Tapestry. Ed è stata lei a spiegare al pubblico di Lineapelle Innovation Square come intende trasformare i processi decisionali del proprio gruppo di lavoro. “Di solito frequentiamo fiere come questa e ci chiediamo che cosa possiamo fare di nuovo? – sono le sue parole – Ma, giocoforza, rimaniamo chiusi entro il limite delle nostre competenze. Per questo sono convinta che solo attivando collaborazioni possiamo arrivare, nel campo delle applicazioni tecnologiche, dello stile, della sostenibilità, a risultati davvero innovativi”. La manager, in questo senso, insiste sul sentimento della collaborazione di filiera: “Dobbiamo trovare il collegamento tra il campo teorico dell’innovazione e le attività del brand, così da poterle comunicare al consumatore finale – spiega –. Collaborazione vuol anche dire condivisione delle informazioni e trasparenza: ora c’è una messe di input tale da generare una confusione che si riflette anche sul mercato finale”.
Business model da rivedere
LP Innovation Square ha strutturato il proprio programma su sei topic, cioè sei fronti di sviluppo per la filiera della moda. All’ultimo incontro il compito di delineare uno scenario dello status quo e del da farsi è toccato a professionisti della filiera a tutti i livelli. “L’innovazione richiede la revisione del business model delle imprese della moda – è l’opinione di Nicoline Van Enter, fondatrice e direttrice creativa della piattaforma The Footwearists –. Non è più possibile pensare di aggiungere le innovazioni in un modello d’impresa lineare. È l’intera filiera che deve divenire circolare”. Non solo: i brand sono chiamati alla ricomposizione dei propri equilibri. “Veniamo da una lunga stagione in cui la parte preponderante dei budget è stata destinata a marketing e comunicazione – continua –. Adesso l’attenzione va riportata sul prodotto e sul processo”.
Formazione, customizzazione
Anche se potrebbe non sembrarlo, la disruption è un campo d’azione per umanisti. Non a caso Daniele Gardini, senior R&D Leather Specialist di Poltrona Frau, racconta che un campo in cui l’azienda marchigiana ha fortemente investito è quello della customizzazione: “Siamo partiti più di dieci anni fa – racconta – quando non era ancora un tema così diffuso. Siamo arrivati a sviluppare progetti ad hoc con Ferrari. Ora l’attività coinvolge tutti i dipartimenti e, anche se ha ancora un peso marginale sul fatturato, siamo certi offra grandi prospettive di sviluppo”. “Bisogna rimettere la persona al centro: d’altronde, cos’è la customizzazzione, se non lo spostamento del baricentro sull’uomo? – osserva Andrea Lupo Lanzara, deputy chairman di Accademia Costume & Moda di Roma – L’assunto è valido per l’industria come per chi, come noi, si occupa di formazione. Abbiamo riportato il nostro focus sulla manifattura, sull’artigianato, perché il made in Italy è arte del fare, del trovare soluzioni”.