Ci sono alcune top griffe del lusso che affrontano l’aumento dei loro prezzi alla fonte (logistica, approvvigionamenti, produzione etc), ribaltandolo in negozio sui cartellini dei loro accessori. Poi ci sono tutti gli altri: marchi che, per forza di cose, devono subire la situazione e andare in cerca di complesse strade alternative. Anche perché, come si legge in un approfondimento pubblicato da Business of Fashion, aumentare i prezzi ai consumatori finali è (spesso) una soluzione controproducente. Allontana i clienti e finisce per ridurre le vendite, compromettendo la marginalità dell’azienda. Quindi: che fare?
Quindi: che fare?
Le vie alternative messe in campo dai brand che hanno meno forza delle griffe, fatta salva la loro complessità, possono essere varie, secondo BoF. Per esempio: ridurre gli sprechi dei materiali e riutilizzarli. Oppure: modificare piccoli dettagli nel prodotto, rendere la produzione più efficiente ed effettuare un consistente (e preventivo) acquisto di materiali. Ancora: introdurre un’offerta a prezzo più basso e aumentare la fidelizzazione del cliente.
Il caso (pellettiero) di Advene
Advene è un marchio statunitense di pelletteria che produce in Italia, in Riviera del Brenta. A febbraio, per alleviare la pressione del caro prezzi, ha deciso di aumentare lo scontrino del suo accessorio best seller, la borsa The Age, da 495 a 595 dollari. Nonostante il valore complessivo delle vendite sia stato salvaguardato, il numero degli acquisti è diminuito rapidamente. “Stiamo coprendo i nostri costi, ma ora è più difficile convincere i clienti ad acquistare” dice a Business of Fashion Zi Xuan, co-fondatore di Advene. Il brand di pelletteria non è il solo ad aver subito questa reazione dal mercato. Polly Wong, presidente dell’agenzia di marketing Belardi Wong che gestisce 400 clienti, ha notato un calo medio del 12% da inizio anno a causa dei prezzi più alti.
Il problema (ulteriore) della volatilità
I costi non solo stanno aumentando, sono anche più volatili, rendendo la pianificazione finanziaria più difficile. Se ribaltare l’aumento dei costi sul prezzo di vendita non è la migliore soluzione, i marchi oltre alle strategie citate in precedenza, potrebbero attuarne anche di più drastiche. Per esempio: cambiare il referente produttivo attivando nuove soluzioni di sourcing. Advene, nello specifico e come sottolinea BoF, produce in Italia in un sito produttivo che sfrutta l’energia solare e, quindi, sta contenendo il rincaro energetico. Il che rappresenta l’esempio di una delle soluzioni delle quali, secondo gli esperti, i brand potrebbero andare in cerca. (mv)
Leggi anche:
-
Sempre più su: Celine già oltre i 2 miliardi ed è solo l’inizio
-
Le PMI sono in crisi per energia e costi: il governo lo ha capito
-
Un limite, una realtà: un po’ di chiarezza sul reshoring del lusso