Il verdetto del 2019 è chiaro: per il lusso Hong Kong non sarà più quella di prima. Lo sostiene il Market Monitor realizzato da Bain & Co con Altagamma. Il mercato dei beni di lusso nell’ex protettorato britannico, da marzo teatro di proteste popolari, nell’anno si attesta a 6 miliardi di euro. Se la cifra assoluta può suonare alta, è la variazione percentuale a testimoniare il crollo. Su base annua, il risultato rappresenta una variazione negativa del 20%. E nel 2018 Hong Kong aveva già perso il 5% rispetto all’anno precedente.
Che cosa è successo in città
Lo shopping che prima si faceva ad Hong Kong, come illustrano i dati di Bain, non è andato disperso. In gran parte si è spostato nella Repubblica Popolare: il mercato del Mainland China nel 2019 è cresciuto del 30%. Non solo anche il Giappone (+11%) ed altri mercati asiatici (in media +9%) hanno raccolto quote di spesa di consumatori di lusso in fuga dall’ex protettorato. Il verdetto sembra già scritto. “Per quanto ci sia una situazione contingente, che prima o poi sarà risolta – è il commento di Claudia D’Arpizio (Bain & Co.) –, non torneranno i fasti di ieri. Ci sarà un reshaping”.
La metropoli che verrà
Nell’anno che si avvia al termine, conteggia il Market Monitor, Hong Kong ha perso il 40% del traffico turistico, motore dello shopping di lusso. Ciò mentre la Cina prosegue nelle sue politiche di rimpatrio della spesa per beni di alta gamma e i competitor asiatici faranno di tutto per conservare le quote di mercato acquisite. “Il reindirizzamento della spesa dei turisti cinesi verso altre città – recita il report – lascia lo spazio per la nascita di potenziali nuovi hub del lusso”. E Hong Kong? Ne esce ridimensionata. Rimane una metropoli ricca, ma non sarà più una potenza regionale: sarà strategica per i “clienti locali”. Gli effetti si vedranno sul retail. Oggi ci sono circa mille boutique di lusso monomarca. C’è da aspettarsi che in futuro saranno di meno.
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