Bally, phygital e vincente in Cina. Da inizio 2020 le vendite digitali a Pechino del brand svizzero sono cresciute del 200%. “Molto presto Tmall sarà il nostro primo negozio in termini di ricavi” ha detto il CEO Nicolas Girotto (nella foto) a WWD spiegando gli investimenti di Bally su digitale, retail fisico e (in particolare) Hong Kong.
Phygital e vincente
“Stiamo beneficiando del rimpatrio degli acquisti. Non ci aspettiamo che il livello dei viaggi raggiunga quello del 2019 prima di 12-18 mesi” ha dichiarato Girotto a WWD. In Cina, continua il CEO di Bally, “i clienti sono ancora cauti nell’engaging fisico, ma sono tornati attivi in modalità phygital. Dove c’è maggiore interazione digitale, il recupero nei negozi fisici è molto più veloce. Covid-19 ha accelerato la nostra agenda virtuale e la Cina aveva già le infrastrutture per integrazione tra digitale e fisico”. Risultato: Bally (per il quale Pechino genera tra il 30 e il 40% delle vendite) a maggio ha visto crescere a due cifre le vendite rispetto a 12 mesi prima. E, relativamente a quelle digitali e sempre in Cina, dal 1° gennaio l’aumento è stato addirittura del 200%.
Investimenti
Ecco, allora, spiegate le ragioni degli investimenti digitali di Bally. Per esempio, quelli relativi all’apertura di uno showroom virtuale. E la relativa presentazione della prossima collezione primaverile, proposta attraverso un “microportale” integrato a bally.com e interrelato a WeChat. In altre parole, il social network preferito dai cinesi. Ma gli svizzeri non dimenticano anche il network fisico dei loro negozi. Due le boutique aperte a Shanghai da inizio 2020. E la volontà di non abbandonare Hong Kong, nonostante la situazione sociale e sanitaria non sia particolarmente favorevole: “Non vogliamo diminuire la nostra visibilità in quella città” conclude Girotto. (mv)
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