Il lusso è piegato, come tutti, dagli effetti economici del Covid-19. Nel panorama delle previsioni sul contraccolpo economico nel 2020, si staglia ora il report di Bank of America sulla scorta della domanda globale nei mesi di aprile e maggio. Gli analisti statunitensi calcolano per il 2020 un calo importante dei ricavi, pari al -13,2%, ma confidano che ci possa essere una ripresa nel biennio 2021/22. “Riteniamo che la domanda di base dei prodotti di lusso rimanga solida e che la debolezza – rivela il report analizzato da MFF – dei ricavi nel 2020 non rispecchi le attrattive strutturali del settore nel medio termine”.
Previsioni più rosee
Sono previsioni certo leggermente più rosee di quanto paventato nei mesi scorsi da altri analisti, ma che tengono comunque l’allerta sugli equilibri del mercato del lusso costantemente acceso. Bain stimava nel mese di maggio una perdita per i ricavi globali del settore lusso nel 2020 tra il 25% e il 30%. Ad essa associava l’impossibilità, nonostante le peculiarità del comparto, di far scattare la ripresa repentina dei consumi dopo un calo così netto ed inaspettato. Il 30% di perdite lo aveva stimato già ad aprile la ricerca condotta dal Boston Consulting Group e Bernstein. RBC Europe individuava tra le variabili più impattanti sulle vendite di beni di lusso alle latitudini europee il blocco del turismo. E, quindi, del conseguente shopping di beni luxury, che di norma rappresenta il 50% delle entrate di settore. Cerved invece nei mesi scorsi si era avvicinata alla percentuale prospettata da BofA, ma facendo un’indagine sul fatturato delle sole imprese italiane del lusso, che comunque, nello scenario peggiore, in questo 2020 rischiano di perdere il 13,9%.
Il punto di vista di Bank of America
Tornando al BofA global luxury demand indicator, bisogna comunque segnalare la discesa dello stesso al 59% ad aprile, il livello più basso mai raggiunto. Ma com’è che si evolve la geografia dei ricavi del lusso in quest’ultimo periodo, comunque contrassegnato dal Covid-19? A maggio c’è stato un miglioramento nella Cina continentale. Secondo l’analisi di BofA, Swatch e Burberry sono i brand più esposti al mercato cinese, Brunello Cucinelli e Hugo Boss i meno esposti. Il Vecchio Continente con i negozi riaperti è un buon segno. Ma c’è un calo del 60% dei ricavi del lusso in Europa nel secondo trimestre: gli analisti ritengono che “la riapertura dei mercati europei sia uno dei più importanti catalizzatori dei prezzi delle azioni per il settore per la prossima stagione di riferimento”. Negli Stati Uniti invece il settore lusso ha registrato, a maggio, un calo del 58% (ad aprile segnava -75%). Complici anche i forti disordini sociali in corso tanti negozi sono ancora chiusi. (aa)
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