Il 2024 è stato “l’anno più difficile”. E per il 2025 le parole d’ordine sono prudenza e flessibilità, ma sempre all’insegna di obiettivi ambiziosi. Lo afferma a MFF Pietro Beccari, CEO di Louis Vuitton, il marchio del lusso più grande al mondo e controllato da LVMH. Beccari spiega a cosa è dovuta la crisi del lusso e perché confida in una ripresa, ma senza rivelare quando s’aspetta che arrivi.
L’anno più difficile
Pietro Beccari (nella foto Imagoeconomica) non ritiene che la crisi di mercato sia, almeno in parte, causata dall’omologazione dei prodotti. La mancanza di creatività denunciata da molti a suo avviso non c’entra. “Penso in realtà che il rallentamento del lusso sia legato a delle condizioni economiche straordinariamente difficili, dipendenti da più circostanze, non ultimo, dai prezzi delle materie prime, poi dalle guerre, dal costo del denaro – sostiene il manager –. Tutto questo ha creato un’instabilità e una depressione economica significativa”. Uno scenario che ha portato ad un 2024 molto complicato. Per Beccari è stato il più difficile da 12 anni a questa parte, da quando ricopre il ruolo di CEO di un brand del lusso. “È stato ancora più difficile di quello del Covid, perché allora sapevi che ci sarebbe stata una fine”. Lo stesso CEO di Louis Vuitton non manca di sottolineare come anche gli analisti si siano sbagliati, perché “erano convinti che il secondo semestre si sarebbe tornati sui binari giusti…”.
Il futuro
Cosa riserva il futuro? “Forse sono troppo ottimista, ma dopo tutte le crisi che ho conosciuto come CEO ci sono state poi delle crescite ancora più forti e inaspettate” risponde Beccari. Che però non si sbilancia su quando il settore tornerà in area positiva. “Affrontiamo il 2025 con prudenza, come è giusto che sia” dice il manager, che in merito al mercato cinese osserva: “Non credo che il consumo locale conoscerà una crisi infinita. Credo che ci saranno anche lì, come per il resto del mondo, un momento di flessione e un momento di ripartenza”.
Il valore della durabilità
Beccari svela anche la sua idea di sostenibilità. Che è legata alla durabilità del prodotto e quindi alla possibilità di ripararlo, secondo i criteri dell’ecodesign. A questo requisito devono rispondere le collezioni della maison. “Il prodotto Vuitton non è mai saldato, non è mai venduto da terzi e quindi è riparabile per la vita. Siamo gli unici che hanno grossi stoccaggi di viti e di pezzi metallici per poter riparare le borse”. (mv)
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