Prada e Tod’s virano in positivo. Ferragamo e Armani faticano. Luci e ombre sui bilanci delle griffe del lusso italiano, pubblicati a inizio agosto. Prada ha chiuso il primo semestre 2018 con ricavi a 1,5 miliardi di euro (+9% a cambi costanti, +3% con quelli correnti), mentre il risultato netto è di 106 milioni (+11%). Per il brand è una decisa inversione di tendenza dopo diversi trimestri negativi. La crescita interessa Prada e Miu Miu (rispettivamente +4% e +2% a cambi correnti). “È iniziata una nuova fase di sviluppo nella quale il Gruppo potrà esprimere il suo potenziale” ha dichiarato Patrizio Bertelli, dicendosi fiducioso per l’andamento delle vendite della seconda metà del 2018 mentre il risultato economico verrà influenzato dalle valute. Le stesse che incidono sui conti di Tod’s. Il gruppo della famiglia Della Valle ha archiviato i primi sei mesi 2018 con risultati superiori alle attese e una crescita dell’1,8% (a cambi costanti) delle vendite (492 milioni di euro), mentre il risultato netto consolidato è superiore a 33 milioni ed è stabile rispetto a quello del primo semestre 2017. “Stiamo iniziando a raccogliere i primi risultati del lavoro fatto e le collezioni ora nei negozi stanno ricevendo commenti positivi dai clienti” ha detto Diego Della Valle. Bene le calzature (vendite a +2,4%), benino pelletteria e accessori (+0,4%). Ferragamo ha invece chiuso il semestre con un calo di fatturato del 6,2% (-3,4% a cambi costanti): 674 milioni di euro. La griffe fiorentina punta il dito contro gli effetti valutari (negativi), ma anche verso la difficile situazione del mercato retail e wholesale. “In questo scenario prosegue l’attuazione del programma mirato di investimenti per il rilancio del brand e l’ottimizzazione dei processi” spiega una nota diffusa dalla maison che ha ufficializzato la nomina di Micaela Le Divelec (ex Gucci) come nuovo ceo. Il gruppo Armani ha chiuso il 2017 con un fatturato di 2,335 miliardi di euro (in calo del 7% a cambi correnti e del 5,8% a cambi costanti rispetto al 2016), mentre l’utile netto prima delle imposte si attesta a 325,4 milioni (349,9 milioni nel 2016): “La diminuzione di ricavi e margini operativi – spiega una nota – è avvenuta nell’ambito del consolidamento delle linee e della razionalizzazione della rete di distribuzione internazionale e all’avvio della strategia di semplificazione e riposizionamento dei propri marchi. La crescita dovrebbe riprendere dal 2020”. Il documento riporta come la liquidità del gruppo abbia raggiunto per la prima volta il miliardo di euro. (mv)
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