BoF sprona Richemont a reagire. Il gruppo elvetico, innanzitutto, vede LVMH, fresco dell’acquisizione di Tiffany, lanciargli il guanto di sfida sulla gioielleria. E, poi, fa i conti con i numeri deludenti della divisione moda e di YNAP. Richemont non può rimanere con le mani in mano. Business of Fashion valuta le diverse possibilità sul piatto: dalla cessione di YNAP e dei brand fashion, fino alla fusione.
BoF sprona Richemont
Le sfide che Richemont deve affrontare sono diverse, dicevamo. C’è la crescente concorrenza su gioielli e orologi. Pesa il non brillante andamento della divisione moda e della divisione online. Complica tutto, infine, la struttura manageriale instabile. Secondo BoF il gruppo svizzero, prima o poi, dovrà fare qualcosa. La prima ipotesi è cedere il controllo di YNAP, magari ad Alibaba, o fonderla con Farfetch.
Tagliare la moda
La seconda ipotesi ventilata è smembrare la divisione moda per concentrarsi sulla gioielleria. Chloé, Alaïa, Dunhill, Montblanc, Peter Millar, Purdey e Serapian fatturano 1,8 miliardi di euro. Valgono cioè il 13% del giro d’affari del gruppo. Un decennio fa le vendite erano di 1,3 miliardi di euro: sono cresciute poco. Chloé non ha trovato la spinta dagli accessori e ultimamente è stata penalizzata (quasi 1 milione di dollari) dal fallimento di Barneys New York. Alaïa ha subito le stesse restrizioni. Secondo BoF solo questi due marchi (e non Dunhill) hanno appeal e possono essere ceduti.
Il parere degli analisti
Cosa dicono gli analisti? La premessa è che Richemont ha perso una grande opportunità con Tiffany. Con il marchio USA in squadra avrebbe dominato il settore della gioielleria. Gli analisti hanno suggerito per anni una fusione Richemont-Kering, ancora oggi considerato il partner più probabile. Lo conferma anche l’analista Mario Ortelli. Il presidente esecutivo di Richemont, Johan Rupert, ha sempre smentito qualsiasi ipotesi di cessione. Per Luca Solca di Bernstein il Gruppo svizzero dovrebbe “uscire dalla vendita al dettaglio online, dalla moda e dalla pelletteria”. E restare indipendente con la gioielleria “come Chanel ed Hermès”. (mv)
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