Che 2021 sta andando definendosi per i gruppi del lusso? Numeri e impressioni parlano di ripresa, che troverebbe sostegno nella campagna vaccinale e nella voglia – ma anche nella capacità – di spendere del pubblico. Ciò che uscirà dal tunnel, però, pare essere diverso da ciò che vi è entrato. Perché i grandi stanno diventando colossi. Chi è indietro, sta cercando di recuperare. Per qualcuno la flessione dei fatturati nel 2020 in alcuni casi ha avuto una sorta di effetto molla: nel 2021 supererà già i livelli del 2019. Lo confermano i dati che Jefferies ha elaborato per L’Economia del Corriere.
Per i gruppi del lusso
Da una parte ci sono le impressioni degli addetti ai lavori. Dall’altra i numeri, freddi ma obiettivi. Entrambi indicano però la stessa strada: quella della ripresa. Dal Pitti di Firenze Francesco Casile, titolare dello showroom milanese Casile&Casile, spiega a L’Economia del Corriere della Sera che “stiamo dando una bella mano alla ripartenza”. La ripresa degli eventi rappresenta questo, un segnale che è insieme un alimento per ricominciare a correre. Federmoda calcola che durante i saldi nelle casse dei negozi di abbigliamento italiani entreranno 2,6 miliardi di euro. Tuttavia Flavio Cereda, managing director equity research Luxury & Brands di Jefferies, evidenzia come “se prima della pandemia i consumatori cinesi compravano per i due terzi all’estero e un terzo in casa, oggi il 95% dei consumi sono domestici“. Soprattutto, l’analista sostiene che alla ripresa dei viaggi “solo un terzo degli acquisti avverrà all’estero: gli altri due terzi resteranno sul mercato locale”. Esserci, in Cina, diventerà quindi inderogabile.
Il nuovo mondo
Al tempo stesso la girandola di acquisizioni e rumors dimostra due cose. La prima sono il fermento e le prospettive dei grandi gruppi. La seconda che i grandi diventeranno grandissimi, e questi ultimi dei veri e propri colossi. Sempre Jefferies ha elaborato per l’Economia del Corriere della Sera una serie di dati sull’andamento dei grandi nomi della moda in questi ultimi 3 anni. LVMH fatturava 53,7 miliardi di euro nel 2019, l’anno successivo è scesa a 44,7 miliardi, ma nel 2021 dovrebbe salire a 60,8. EssilorLuxottica ha incassato 17,4 miliardi nel 2019, 14,4 nel 2020 e dovrebbe arrivare a 17,6 quest’anno. Kering passa dai 15,9 miliardi del 2019 ai 13,1 dell’anno del Covid, per puntare ai 16,4 del 2021. La scalata di Richemont parte dai 14,2 fatturati nel 2019: dopo essere scesa a 13,1 dovrebbe salire fino a 15,7. Stesso trend è previsto per Chanel, Hermès e PVH.
Chi beneficia dell’inflazione
A godere in Borsa di tali fluttuazioni, nonché delle nuove dinamiche di produzione, secondo Teresa Gioffreda saranno soprattutto le aziende più elastiche e dinamiche. La client relationship manager di Ubs Am lo spiega sempre all’inserto economico del Corrsera. La premessa è che i titoli ciclici sono quelli che beneficiano della variazione di produzione determinata dalla necessità di rispondere ai cali di scorte. Fenomeno cui dovremmo assistere soprattutto nella seconda metà dell’anno. Tra i titoli caldi la manager pone così, per il settore moda, LVMH. Un’opinione condivisa da Alistair Wittet di Comgest, che ricordando come il gruppo abbia “aumentato i prezzi nel primo trimestre tra il 14% e il 7% in tutti i suoi brand, grazie alla domanda sostenuta dei suoi prodotti”, pone al centro il tema dell’aumento dell’inflazione. (art)
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