C’è la crisi, l’alta gamma rallenta, un brand perde appeal. Il caso di Burberry, storica griffe britannica, è però ben più che esemplare di quanto è accaduto a un certo tipo di lusso nelle ultime stagioni. Vittima di confusione e strategie “poco efficaci”, come dicono gli analisti, tra le quali l’aver affidato direzione creativa e ruolo di amministratore delegato alla stessa persona, lo stilista Christopher Bailey. Si vocifera che il doppio incarico sia frutto di una sorta di “silenzioso ricatto” da parte di Bailey e che da mesi la presidenza di Burberry stia cercando un manager da affiancargli, soprattutto nella gestione finanziaria e del retail. Sta di fatto, però, che ne frattempo qualche segnale andava dato al mercato e, come annunciato l’anno scorso, la presidenza di Burberry ha comunicato di aver davvero tagliato in modo drastico stipendi e bonus. Il primo a subire l’austerity è stato proprio Bailey: nel 2014 aveva guadagnato qualcosa come 7,5 milioni di sterline. L’anno scorso ne ha messi in tasca “solo” 1,9. Stipendio di tutto rispetto, certamente, ma in qualsiasi caso inferiore del 75% rispetto a quello di 12 mesi prima. Nello stesso periodo, il titolo Burberry ha perso in Borsa il 34% del suo valore.
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