A Roberto Cavalli servono 47 milioni di euro per uscire dalla crisi. Lo riporta La Stampa, secondo la quale l’informazione è contenuta nella domanda di concordato depositata lunedì presso il Tribunale di Milano e già registrata in Camera di Commercio. La battaglia di numeri sulla griffe fiorentina non finisce qui. MFF riporta la nota con cui il presidente Emiliano Nitti risponde alle richieste di chiarezza dei sindacati. Nega i commenti nel corso del Tavolo di Crisi che gli sono stati attribuiti e precisa che le casse di Cavalli, sotto l’attuale gestione, hanno beneficiato di 100 milioni di liquidazione di un immobile e di 40 milioni di rinegoziazione di un contratto di licenza.
I problemi di CK
Sta costando caro a Calvin Klein il dopo-Raf Simons. Oltre all’interruzione della linea premium 205W39NYC, alla chiusura dello store di punta a New York e al licenziamento di un centinaio di persone tra Milano e New York, il brand aveva previsto spese di rebranding per 190 milioni di dollari. Un valore sottostimato perché ora si prevedono costi per 240 milioni di dollari. Spese per tornare indietro e annullare tutti gli investimenti fatti con Raf Simons appena due anni fa per alzare il livello del marchio. Secondo quanto riportato da WWD, il budget di PVH prevede circa 65,7 milioni di dollari per liquidazioni e interruzioni di rapporto, 55 milioni per svalutazioni di asset, comprendenti sia la chiusura del flagship a New York che la chiusura delle attività legate alla linea cessata. Ci sarebbero anche 45 milioni per interruzione anticipata di affitti e contratti, 5 milioni legati alla svalutazione delle scorte di magazzino. Michelle Kessler-Sanders, presidente della stessa linea premium, lascerà l’azienda a giugno. Nonostante il marchio abbia goduto di un buon risultato dal punto di vista delle vendite, le spese sopra le stime finiranno inevitabilmente a pesare sui profitti. (mv/rp)
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