Per quanto possa rivelarsi forte l’impatto del Coronavirus, si può essere certi “che ci sono cose destinate a durare, come la moda”. Per quanto il settore è per sua tradizione abituato a prediligere la relazione fisica, “perché un abito lo si vuole vedere da vicino, lo si vuole toccare per apprezzarne le lavorazioni”, le dinamiche cambieranno. C’è una lezione sul digitale che Versace (nella foto) ha appreso durante il lockdown. Donatella, designer dell’omonimo marchio, spiega a MFF come immagina che cambieranno i processi nel fashion system: “Sono sempre stata attratta dal nuovo e dalla tecnologia – premette – è per questo che mi sono avvicinata al digitale in modo spontaneo, ma allo stesso tempo scientifico”.
Una lezione sul digitale
“Se già il digitale e l’e-commerce stavano prendendo una fetta sempre più consistente e importante del business – afferma Versace –, in queste settimane in cui i negozi nel mondo sono stati chiusi, avere una piattaforma agile e capace di rispondere alle esigenze dell’azienda è stato fondamentale”. Parte del lavoro, si diceva, era già fatto: “Grazie alla tecnologia abbiamo letteralmente aperto le porte dei nostri laboratori, dei nostri uffici del dietro le quinte delle sfilate – continua la stilista –. Ma, paradossalmente ricorda anche che esistono cose che durano nel tempo. La moda è una di queste”.
Orizzonti e conseguenze
Ora che la pandemia di Coronavirus ha stravolto le nostre vite e, con queste, il nostro modo di lavorare, il fashion system è chiamato ad approfondire le prospettive della rivoluzione digitale, soprattutto per la distribuzione. “Credo che le opportunità per il digitale siano ancora in gran parte da esplorare – argomenta Versace –. Parlo di intelligenza artificiale, di come applicare la visualizzazione 3D alle vendite, degli showroom virtuali”. Non si torna indietro: “Se da un lato ci dovremo abituare a pensare in modo diverso, dall’altro i vantaggi saranno molto importanti”. Tipo? “Non mi riferisco solo a costi misurabili in termini di budget – conclude –, ma anche a quelli derivati dal fatto che si potranno fare molte più cose da remoto, ci si dovrà spostare meno e quindi si faranno scelte più sostenibili”.
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